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Tropea: mare, cultura e gastronomia mediterranei


IL THANKSGIVING

(di Franca G.)




... Dunque, ora se siete tutti comodi, forniti di vini e stuzzichini vari, lasciate che vi racconti di questa festa.

Stefano e io eravamo giunti da poco, sposi novelli, in questo paese, quando cominciammo a vedere un gran fervere di preparativi e commenti su' Thanksginving', rendimento di grazie, apparentementi centrati intorno a tacchini dalle dimensioni inumane, e pasti pantagruelici. Caute domande portarono ad accertare che il quarto giovedi' di novembre e' riservato alla festa del ringraziamnto, sanzionata un centinaio di ani fa per commemorare le celebrazioni tenute dai pellegrini che erano sbarcati in America: ogni bimbo americano (e pure il mio) vi potra' raccontare dell'inverno atroce, colmo di stenti e sofferenze, seguito dallo stabilirsi di rapporti amichevoli con gli indiani, e dall'imparare a sfruttare risorse locali. Questo porto' i pionieri a voler istituire una festa del raccolto, da celebrare con amici e vicini, usando questi nuovi cibi che avevano donato la vita ai disperati...il mais, i tacchini selvatici, i cranberries (bacche asprigne che non esistono in Europa), i pecans (tipo di noce, piu' sapida, anche questa sconosciuta da noi).

La festa e' divenuta una delle piu' sentite, qui, e delle meno commercializzate: non si fanno regali, si celebra con famiglia e amici. E a noi, ancora increduli della gioia di essere assieme, in un paese ospitale ed aperto, e' parsa una bella idea, un giorno in cui rivaluti e gioisci di cio' che hai, di chi hai: e da allora raduniamo amici stranieri, americani che per qualsiasi motivo non possono 'tornare a casa', e celebriamo, all'americana. Il menu di Thanskgivng e' simile dappertutto, ma ovviamente ogni famiglia o persona ha il suo modo speciale di fare il ripieno, o il contorno, etc...io vi dico del nostro.

Allora, una settimana circa prima del giorno fatidico, facciamo il pane di granturco, che poi viene ficcato in freezer , deve diventare secco, friabile. La sera prima, si prepara il ripieno per il tacchino. Noi lo facciamo con cipolla, e salsiccia alla salvia fatta dal droghiere di fiducia (si', esiste pure qui!), fettine di mela aspra, e/o castagne, e il sunnominato pane che viene sbriciolato e unito al resto. Spesso si aggiunge ancora piu' salvia, si aggiusta di sale etc. Il tutto va in frigo a riposare la notte. E qui abbiamo il primo 'momento Thanksgivign': siccome in frigo ci son gia' tutti gli ingredienti, tacchinone compreso, si alza il grido 'qua non ci sta piu' nulla!': poi, ci sta sempre, ma andiamo avanti.

La mattina di Thanksgiving si scende in cucina, ci si beve un caffe', si sceglie la musica, e si farcisce il tacchino, ormai chiamato, con occhiate turpi, 'la bestia'. Da noi si chiama pure 'taccone', lessico famigliare introdotto da Lorenzo piccolino, che ora ci guarda con condiscendenza e alza gli occhi al cielo davanti alla ridarella dei suoi esimi genitori...Il tacchino medesimo pesa sui 10 chili, in genere. Una volta farcito e fatto accomodare in teglia, viene teneramente strofinato con salvia e burro, e ficcato in forno a cuocere per un quattro ore, con periodiche unzioni, ovviamente.

Poi, si prepara il resto, antipastini vari, magari noci e pecans alle spezie, o 'samosas' indiani, o canape e salatini italiani... poi la zuppa: ostriche e crescione e' une delle mie favorite, oppure clam chowder o corn chowder, ma se abbiamo ospiti vegetariani, ne facciamo una di zucca arrostita al forno...

Del tacchino si e' detto: se e' avanzato un po' di ripieno, coi sapori ormai ben amalgamati, niente paura, lo si mette in uan teglia e verra' passato in forno, con una cucchiaiata di brodo, e servito come extra.

Vengono ora i vari 'relish', salsine/condimenti, spesso crudi, e spesso a base di cranberries. Noi abbiamo in genere un relish di cranberries ,mango e arancia, (crudo, vengono semplicemente passati al 'food processor assieme, e zuccherati un po'), una salsa di cranberries e lamponi, (cotta), e un confit di cipolline, quelle piccine piccio' che uno passa una vita a sbucciare, anche dopo averle sbollentate), uvetta e cranberries, con timo e aceto balsamico. un agrodolce, insomma, e va preparato 2 o 3 giorni prima, per dare tempo ai sapori di fare amicizia.

Contorni: il succotash, piatto indiano, praticamente mais e lima beans (specie di favette) con cipolla.. e panna, non sara' indiana ma ci sta di un bene....poi, un sano, normale, italianisismo gratin di porri e patate, o di funghi, e un americanissimo piatto di patate dolci e mele, in teglia. Son buonissime, davvero.

Alla fine, i dolci.. qui le pasticcerie non esistono, o meglio , esitono pure, ma.. vabbe', lasciamo perdere. Dunque...pie di pecans, tradizionale ma troppo dolce per me, o pie di zucca allo zenzero, colle fettine di pera sopra...e torta di mele e cranberries con sopra lo streusel, un miscuglio sabbioso di zucchero, farina, noci, e burro... rendo l'idea? e, dimenticavo, la sacra 'gravy', da accompagnare al tacchino. Dunque, con il collo e ali del tacchino, piu' il solito msito di cipolal/sedano/carota si fa un bel brodo, mentre la bestia arrostische pain piano...quando il tacchino e' pronto, si prende un po' del grasso/sughino che ha fatto, ci si tosta al farina, e si aggiunge il brodo, caldo. Calorie? bhe, ehm, uh...

Poi, si tira fuori il tacchino, e ci si gratta perplessi la zucca: estrarre dalla teglia, ove si era messo bello comodo, un bestione bollente e di quel peso, non e' facile. Ma si fa, si fa...e si va tavola, quest'anno s'era in 18, e si stappan le bottiglie, e i bambini fan chiasso e vanno a giocare tra una portata e l'altra, e si raccontan storie, e si dichiara che non si mangera' mai piu', dopodiche' si prende 'giusto un altro pezzetto'...e poi si fa sera, gli amici vanno, i sorrisi restano.. i piatti sporchi pure, ma la lavastoviglie ronza tranquilla..

Buon Thanksgiving,

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Franca :-)



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