Aggiungo pure io qualcosa (fresco fresco dalla lezione di microbiologia delle fermentazioni di stamattina

)
Il chicco dell'orzo (parliamo di malto d'orzo), che si chiama cariosside, contiene al suo interno (nell'endosperma che è la parte più interna) le riserve di "cibo" che servono al seme per germinare immagazzinate sotto forma di amido.
L'amido è un polisaccaride (o carboidrato) formato da molte molecole di glucosio (unite in forma ramificata)
Gli esagoni sono le singole molecole di glucosio, ovviamente la catena è molto più lunga (scusate per il disegno).
Sfortunatamente il lievito (s. cerevisiae) non è in grado di fermentare direttamente l'amido, e non è neanche in grado di scinderlo in molecole di glucosio.
Per ovviare a ciò l'orzo viene fatto germinare.
Durante la germinazione l'energia accumulata nell'amido (forma di riserva) viene resa disponibile dall'attivazione dagli enzimi diastatici e proteolitici (come diceva glutine), che sono presenti naturalmente nell'orzo, e che scindono le catene di amido (per altro insolubili) e le proteine in modo da renderle diponibili poi alla piantina per il suo sviluppo iniziale (ma l'uomo blocca qui la germinazione cosi rende disponibile lo zucchero ai lieviti!

).
A seconda del malto ( e della birra) che si vuole ottenere ci si ferma ad un certo punto del processo enzimatico (il malto è composto da sole due molecole di glucosio!).
Poi le radichette vengono tagliate (se no la piantina assorbe le riserve per crescere e non rimane più niente

) ed il malto viene fatto riposare ad una certa temp (per permettere l'azione e lo sviluppo degli enzimi) e poi viene fatto asciugare per evitare la morte degli enzimi durante la tostatura, se viene sterilizzato (come diceva Adriano) gli enzimi muoiono e rimangono solo gli zuccheri e le proteine.
Dopo di che si continua fino alla birra, ma questa è un'altra storia.
