confermo Robyno, per tutto quel che riguarda la Sicilia occidentale.
Il macco( da "ammaccato" che da noi significa schiacciato, tipo"ammacca il pulsante"

)si fa prevalentemente con le fave secche decorticate, ma anche con quelle fresche, private della camicia oltre che del baccello.
Nel primo caso viene più maccoso.
Poi c'è anche il macco di piselli, che si fa con i piselli secchi.
In tutti ci vuole il finocchietto selvatico.
Si mangiano con la pasta e senza.
Le fave " a cunigghiu" si fanno con le ultime fave fresche, le più grosse oppure con quelle secche, intere, con tutta la camicia.
Nel primo caso, si toglie "l'occhio", ma si lascia la restante camicia; se sono secche si tengono a bagno finchè la camicia sia abbastanza morbida da poterci fare un taglietto dove c'è l'occhio.
Poi si mettono in acqua fredda, con olio, poco sale, origano abbondante e
almeno una testa d'aglio intera(con tutti gli spicchi vestiti) per circa un chilo di fave.
Si mettono al fuoco e si lasciano bollire a fuoco basso, finchè assaggiando non siano cotte e l'acqua sia diventata un sughetto bruno e corposo.
Allora si aggiunge del pepe e si mangiano pizzicando la buccia dalla parte del "culetto", in modo che la fava salti fuori(come un coniglio,
cunìgghiu per l'appunto).
Le fave a cunigghiu non venivano considerate una pietanza, ma piuttosto uno snack, un passatempo per i lunghi pomeriggi e le serate d'inverno di una volta.
Dalla mia remota infanzia, ricordo ancora di lunghe e misteriose conversazioni invernali degli adulti intorno al tavolo sparecchiato, mentre la zuppierona di fave si svuotava lentamente e i piattini di servizio si riempivano di bucce.
Si può fare anche una versione "light"

di fave "a spizzico", semplicemente intaccate e bollite e poi intinte in una specie di pinzimonio di olio, origano, sale, pepe. Aglio e aceto facoltativi

soffritto, mai sentito...come si mangia?
...... anita...............................
te ne stai seduta sulla punta ricurva della luna, in quieta meditazione... hai tutto il tempo...