Penso che sia arrivato il momento di parlare di questo "gioiello delle colline ennesi": la pesca di Leonforte.
Aromatica, dolce, dal gusto inimitabile...
La pesca di Leonforte è rappresentata da varietà tipiche locali, selezionate nel corso del tempo dai braccianti leonfortesi e frutto di incroci naturali e casuali.
La coltivazione delle pesche a Leonforte si perde nella notte dei tempi ma, fino alla seconda guerra mondiale, non esistevano pescheti ( o, come li chiamiamo qui, "giardini" ) "intensivi", ma solo agrumeti, che fino a quel periodo rappresentavano la forma di sostentamento più importante dell' economia agricola leonfortese.
Allora i rapporti sociali in campagna erano dominati dalla mezzadria e da situazioni in cui c' era da una parte "il padrone", generalmente grosso proprietario terriero, che spesso abitava a Palermo e che lì godeva delle rendite dei suoi possedimenti. Poi c' erano (non sempre) uno o più "intermediari" che prendevano in affitto un piccolo appezzamento di terreno, i quali a loro volta li affittavano ai braccianti, che rappresentavano l' ultimo anello di questa più (quasi sempre) o meno lunga catena. Il bracciante era anche l' anello più debole ovviamente, ma anche il più importante e ovviamente era l' unica figura che produceva ricchezza (anche se moriva di fame).
Questa divagazione per dire che alla fine è proprio merito dei braccianti se la pesca di Leonforte oggi esiste.
Infatti dicevo prima a Leonforte c' erano soprattutto agrumi e in particolare arance. Ed essendoci la mezzadria il bracciante divideva il raccolto col "padrone", ma ovviamente al padrone non interessava di quegli alberi sparsi quà e là che crescevano (spontaneamente o coltivati). Fichi, mandorle, fichi d' india, ciliegie, gelsi e pesche generalmente non mancavano. Questi frutti ( che non avevano valore commerciale) li teneva il bracciante e la sua famiglia. Dunque è facile capire che il bracciante aveva tutto l' interesse a portare avanti la coltivazione di queste piante (e magari impiantarne sempre di più...).
Ed è proprio per questo motivo che a poco a poco i migliori incroci (spontanei) di pesco venivano coltivati.
Fino a quando (negli anni 50) si capì che queste pesche potevano rappresentare una nuova fonte di reddito (anche in seguito alla crisi degli agrumi).
In seguito queste pesche accrebbero velocemente la loro fama di pesche qualitativamente "superiori". Inoltre la loro epoca di maturazione (metà settembre- fine ottobre, anche se ci sono varietà che arrivano fino a novembre inoltrato, ma sono qualitativamente inferiori) era un ulteriore vantaggio per queste pesche, perchè arrivavano in un momento in cui non c' erano più pesche (oggi le cose sono molto cambiate).