Carissima tavernadei7peccati,
io non sono mai stato in Sicilia: lo confesso e me ne vergogno anche, anche se in parte mi assolvo perché da bambino sono stato educato al complesso di inferiorità del meridionale e il percorso storico-culturale che mi ha portato a credere nei valori odierni (avrai capito che la causa duosiciliana mi sta molto a cuore) è iniziato relativamente tardi, ancora troppo poco tempo fa perché abbia avuto il tempo di visitare le bellezze della mia patria, cosa che allo stato, tra l'altro, nemmeno posso permettermi.
La premessa di cui sopra per dirti che non ho mai assaggiato la pasta da rosticceria fatta da siciliani; o Dio, l'ho mangiata qualche volta presso un bar-pasticceria gestito da un siculo situato su via Zanardi a Bologna, sulla cui insegna campeggia in bella mostra la scritta «specialità siciliane», ma non credo proprio che sia quella autentica.
Tanto per dirti che probabilmente mi sbaglio, ma francamente, alla luce delle conoscenze teoriche che ho in materia, faccio fatica a pensarlo. Infatti, se, al di là dell'impiego dei salsicciotti in stile germanico meglio noti in Italia con la parola tedesca
Würstel, la pasta da rosticceria è un prodotto tradizionale, esso di sicuro risale a prima che cominciasse la produzione industriale di lievito di birra, pertanto è molto probabile che originariamente venisse fatto con pasta acida: e come può un prodotto fatto con pasta acida essere lievitato in tempi brevi? Sulla farina: anche i pizzaioli napoletani tipicamente usano una 00, ma si tratta di una 00 di media forza (una delle più diffuse, se non la più diffusa, è la Caputo pizzeria, sacco blu, W 240-260), non di una 00 qualsiasi. 00 indica solo l'abburattamento, non la forza. Ed è vero che l'alveografo di Chopin non è una macchina antica, ma è anche vero che le tecniche di macinazione tradizionale dei cereali stressavano meno le cariossidi, consentendo di mantenere inalterata una maggiore quantità di proteine: in altre parole, è ragionevole pensare che un tempo le farine, anche se molto raffinate, erano più forti.
I panettieri e i pasticcieri, a parte il fatto che possono dire quello che vogliono, probabilmente da quando hanno scoperto il lievito di birra si sbrigano prima, ma... faranno lo stesso prodotto della tradizione? Più di una volta su questo forum ho sentito parlare di cose buone come quelle che si comprano non come un complimento ma quasi come un'offesa, con varie voci che si sollevavano (se non ricordo male c'era quella del cosiddetto zio Piero in prima linea) per evidenziare che lo scopo del forum è quello di confrontarsi, migliorarsi e perfezionarsi al fine di ottenere prodotti non uguali a ma
*migliori* di quelli che realizzano industrie e artigiani. Ecco, questo è uno degli elementi che mi attrae di questo forum e che mi induce a rimanervi pur avendo più di una volta riscontrato un atteggiamento ostile da parte di qualcuno che, sotto sotto, mi sta pure simpatico (sarò affetto dalla sindrome di Stoccolma

). Dunque spero che questo mio contributo possa servire a ottenere un prodotto migliore: ti assicuro che a Cinzia Ciprì la rosticceria fatta con la mia ricetta è piaciuta tantissimo, è stata gradita anche dai suoi familiari e a quanto pare era migliore di molte che si comprano. E Cinzia Ciprì è una professionista.
Ah, nota sul casatiello: la sua struttura dipende a mio avviso molto dalla formatura; se quella stessa pasta si stende sottile per formare piccoli pezzi farciti il risultato sarà diverso anche con una seconda lievitazione. Il danubio non saprei; io l'ho fatto solo due volte (o meglio lo stesso giorno due danubiane con due impasti diversi) ed entrambe le volte con le uova, in quanto, dopo aver letto decine e decine di ricette e osservato dibattiti, nonché aver riflettuto su quelli che mi era capitato di assaggiare, ho dedotto che fosse una torta di pasta
brioche, con buona pace dei miei dubbi nel momento in cui ho scoperto che ne parla perfino il Cavalcanti, scoprendo che la sua ricetta era molto simile alla mia. In ogni caso, vorrei provarne a fare anche una versione senza uova, anche per verificare empiricamente che Rosaria Rubino ha torto quando dice che con le uova indurisce più rapidamente

/Mi sono ricordato di aver mangiato la pasta da rosticceria fatta dalle mani di una signora di Sciacca, madre di una mia collega. Ma era fatta con farina (non semola) di grano duro, sostanza lipidica industriale etc. etc. e non so quanto lievito (era inverno, si decise all'ultimo momento di farla e la mise a lievitare per non più di un'ora nel forno preriscaldato). Ci fece dei calzoni, in parte fritti e in parte al forno. Quelli fritti erano squisiti, ma la frittura – si sa – camuffa tutto. Quelli al forno, che mi pare fossero spennellati d'uovo, non erano un granché, per non dir di peggio.