Intanto, vi metto questo. Da
www.modenaqui.itSe Bottura si trasforma nel maratoneta dei fornelli
Nel più medagliato ristorante della città, si è svolta La 12 ore di leMax, sulla falsariga eno-gastronomica della corsa per vetture gran turismo che fino a qualche anno fa si correva sulla pista francese di Le Mans.
Pilota della situazione di questa estemporanea maratona culinaria il padrone di casa, Massimo Bottura, che in tre turni, a mezzogiorno, alle 15,30 e alle 20, ha richiamato attorno ai tavoli della sua elegante osteria (di nome, ma non di fatto) amici habitués e clienti-gourmet giunti da ogni parte d’Italia.
Massimo Bottura, che è appena tornato da Tokyo e Melbourne, dove ha tenuto lezioni sulla cucina del nostro territorio e sulla sua valorizzazione in chiave contemporanea, e a breve partirà alla volta di Brasile, Spagna e Corea del sud, s’è impegnato nell’impresa della dodici ore in una pausa del seminario che tiene a Pastatrend, il salone dell’alimentazione che si chiude oggi a Bologna negli spazi della Fiera.
In via Stella, insolita animazione davanti alla Francescana.
I clienti prenotati attendevano un tavolo come il biglietto della Lotteria di capodanno.
Una volta dentro, accolti da quell’impareggiabile anfitrione che è Beppe Palmieri e da un flut di bollicine, è iniziata la degustazione, per la quale il patron ha scelto alcuni dei suoi piatti-must, tra quelli datati e quelli di più recente scoperta.
Il primo a comparire in tavola è stato ‘Lo scoglio’ (2008), una spuma di nero di seppia arricchita di pinoli tostati, salsa di cozze e di scampi, erbe aromatiche e polvere di alghe.
Un avvio saggiamente soft che ha propiziato l’arrivo di Riso grigio e nero (2007), un riso cotto lungamente in acqua d’ostriche frullate, mantecato con nero di seppia e impreziosito sulla sommità da un po’ di caviale.
A seguire, in omaggio alla moglie Lara, una deliziosa signora america esperta d’arte, è stato servito ‘Omaggio a Monk’ (2008), un merluzzo nero servito con polvere di alghe, brodo di tonno e di seppia, arricchito da erbe aromatiche, ostriche e confit di zenzero.
Un piatto forte e collaudato è stato ‘Compressione di pasta e fagioli’ (2003), il famoso bicchierino che in 5 strati separati, da sondare con un cucchiaino, condensa i sapori fondamentali di uno dei piatti più classici della nostra cucina.
La novità è stato ‘Vacca che vacca’ (2010), un carpaccio di kobe, quelle fortunate manze giapponesi massaggiate come in un beauty center e alimentate a birra che offrono una carne squisita.
Trattata con tonno affumicato e olio essenziale di peperoncino più rosmarino è diventata uno dei piatti da applauso.
Non meno, però, di ‘Croccantino di foie gras’ (2007), quella che a mio avviso resta l’intuizione gastronomica più felice di Bottura: un mottarello di fegato grasso d’anatra mantecato con aceto balsamico tradizionale di Modena, Calvados, cannella, chiodi di garofano e mandorle di Noto, punteggiato di nocciole croccanti dolci e salate.
Per finire in bellezza, è arrivato ‘Una patata in attesa di diventare tartufo’ (2009), un soufflè del tubero con spuma di vaniglia, scaglie di tartufo nero e sale alla vaniglia.
Il piccolo tocco di genio che ha concluso l’agape è stato il ‘Sorbetto modenese’, datato da Bottura 1988 per depistare il convivio.
In tavola, in un bicchiere da coktail, sono arrivati alcuni piccoli deliziosi tortellini asciutti, ammorbiditi sul fondo da un dito di una salsa a base di latte e parmigiano-reggiano.
Seguiranno un po' di foto ma sono incasinata...
