E' stato bello, ma sotto un certo aspetto anche un po' triste . A tavola, parlando con serena - non sereme, ma serena, la compagna di pmf - non abbiamo potuto fare a meno di ricordare che probabilimente io, lei e pmf abbiamo avuto il piacere di essere tra gli antesignani dei raduni di internet. La nostra prima volta fu infatti nel novembre 1997, quando ancora se dicevi che andavi a casa di gente che non conoscevi ma che avevi incontrato in internet, rischiavi che chiamassero la neuro. Gia', la rete era piena di maniaci dicevano - e mica si sbagliavano poi tanto

No, non lo eravamo: avevamo solo avuto la fortuna di capire tra i primi che oltre lo schermo c'era un mondo, e che valeva la pena di provare a scoprirlo. Accettammo la scommessa, quindi: e tra tante altre persone, ne incontrammo una: Aldo. Architetto un po' pazzoide all'aspetto - ed un po' pure dentro - che viveva sperduto in una frazione della lunigiana che stava ristrutturando insieme ad un altro suo amico architetto: Castiglione del terziere. Un posto magico, in cui era facile immaginare elfi e folletti e streghe danzanti sotto alberi di noci (iugi, il nocino che hai dimenticato viene un po' anche da li'), e in cui abbiamo incontrato castellani matti e abbiamo cantato, cucinato e mangiato, in amicizia ed allegria.
Esattamente come ieri, insomma. Per questo, il pensiero non ha potuto fare a meno di correre a lui per un attimo: ad aldo, che da un po' di tempo non c'e' piu'. Fu aldo che mi appioppo' il soprannome di gennarino, che ancora mi accompagna ed ha finito un po' per accompagnare anche voi. E fu aldo che racconto' in modo splendido il nostro primo raduno a casa sua, in Lunigiana. Perche' lui era cosi', splendido e semplice. Ed ho voglia di presentarvelo con una ricetta semplice, ma scritta a modo suo. Perche' ieri, grazie a voi, ho pensato un po' a lui. E se anche a voi andasse di salutarlo, bastera' un sorriso. Magari accompagnato da un goccio di vino. Nero, quello che si usava per queste occasioni.
Ciao, aldo. Ieri, siamo stati insieme anche un po' grazie a te.
Lei disse: Ciao. Abbi cura di te.
Lui la guardo' andare, dissolversi come un sogno. Aveva nel cuore le parole per fermarla, ma non le pronuncio'. Rimase li', ad osservare uno spazio vuoto che rimaneva nell'aria, dove prima c'erano i suoi occhi, il suo profumo, i suoi capelli. I suoi capelli. Respiro' a fondo, raccolse quello che restava dei suoi soldini gettati a terra, si volse e si avvio' anche lui verso il mattino che iniziava.
Sarebbe stata una giornata di pallido sole. Decise di andare a vedere il fiume che scorreva.
UOVO AL TEGAMINO
specchiarsi nei propri occhi
La difficolta' sta nelle piccole cose. Quelle che all'apparenza sembrano facili, alla portata di tutti. Facili come il ricordare, facili come trovare le parole per fermare qualcuno che si ama.
Ungiamo un tegamino di diametro doppio rispetto a quello dell'uovo con del burro chiarificato. Con la cura riservata alle cose piu' fragili mettiamo un uovo dentro ogni tegamino, salando solo l'albume, preservando il tuorlo. Pepe bianco.
Facciamo cuocere in forno, a calore dolce come una compagna di vita, finche' il bianco rappreso velera' il rosso ispessito come uno specchio. Nel quale osservare da vicino la solitudine che ci e' propria, guardando nel fondo delle nostre pupille.
E' il cibo delle differenze che si uniscono e trovano insieme la forza per esistere, a dispetto della fragilita' apparente. aldo