In molte località del Sud si usa praticare sulle paste già modellate di pane, specialmente quelle destinate alla cottura a legna, dei tagli di vario tipo.
Per esempio il pane antoniano di Afragola, tondo, ha un unico taglio centrale lungo quanto tutta la forma, molto profondo, che consente di spezzarlo in due perfettamente (non si rompe e non perde nemmeno una briciola). Il pane di Altamura invece ha due tagli laterali, a croce, e i pani scuri tipici del Cilento, che sono di forma allungata, hanno tutti tagli verticali rispetto al lato lungo.
Qualcuno mi sa dire se i tagli sono praticati per motivi puramente estetici, o magari sono dettati da tradizioni religiose (per esempio il pane antoniano si può spezzare in due, il che ricorda la frazione dell'ostia operata dal prete sull'altare), oppure servono per caratteristiche intrinsecamente legate al pane, per esempio per aiutare la lievitazione ovvero per conferire più o meno croccantezza o qualcosa del genere? Mia zia sostiene che servono per incrementare la capacità lievitante, infatti li pratica pure sulla pasta per pizza.