Nei secoli scorsi le future spose, le preparavano e le portavano in chiesa, durante la funzione pasquale, per farle benedire e farne dono ai fidanzati.
Questo dolce ha molti significati simbolici infatti, le forme che vengono date a questa preparazione, sono tutte beneauguranti.
Fanno comunque riferimento al culto cristiano: la colomba della pace, la treccia, rotonda a ciambella è la corona di spine di Cristo, l'Angelo, ecc.
Nella provincia di Messina e di Trapani si chiama "Cuddura" che deriva dal termine greco "Kollour" che vuol dire "corona".
I greci definivano con questo termine dei pani che venivano offerti agli dei durante dei riti religiosi, per chiedere benevolenza.
Questa tradizione si è conservata anche con l'avvento del Cristianesimo.
Nei secoli scorsi veniva definita "cuddura" un pane particolare, a forma circolare, dove venivano inserite delle uova, per essere più sostanzioso, che, data la forma circolare, poteva essere infilato al braccio, o ad un bastone, e trasportato con facilità, durante lunghi spostamenti.
Solo in seguito diventò una tradizione pasquale, preparata durante la Settimana Santa e rigorosamente consumati al mattino di Pasqua o a Pasquetta, durante le scampagnate.
Per me, questo dolce, non è legato alla mia infanzia ma alla mia gioventù quando al piano di sotto, abitava una signora di origini milazzesi che, negli anni, diventò anche un'amica di famiglia e che, il sabato prima di Pasqua, mi regalava una "Cuddura cu l'ovu, profumatissima, presentata su un piattino circondata da fiori freschi. Un gesto affettuoso che è rimasto nel mio cuore, per sempre.
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