scritto da Barbara ronchi della rocca, ho trovato questo articoletto interessante sulla storia del caffè
"Omero racconta che la bella Elena durante la fuga d'amore con Paride sbarcò in Egitto, dove fu ospite del re Proteo che le confidò il segreto del "farmaco egizio", una bevanda nera e profumata, ottenuta miscelando 5 qualità di un grano misterioso "utile contro i dispiaceri, i rancori e la memoria di ogni dolore".
Forse è la prima citazione dell'esistenza del caffè.
Quelle "ufficiali" invece risalgono al Medio Evo, quando il qahwaé (= in arabo eccitante, stimolante) originario dell'Abissinia, viene conosciuto in Yemen e in Arabia. Nei paesi islamici, dove erano proibiti gli alcolici, ebbe subito grande successo, anche se non si conosceva ancora la tostatura e le bacche venivano bollite in acqua.
Addirittura, il rifiuto del marito di lasciare che la moglie bevesse caffè era considerato una possibile causa di separazione tra coniugi.
In Europa compare alla fine del 1600, portata da Aden da marinai olandesi al giardino botanico di Amsterdam, ma è ancora solo una curiosità esotica. La data per la penetrazione di questa bevanda nelle nostre abitudini alimentari è il 1683 quando, liberata Vienna dall'assedio dei turchi, i soldati trovano nell'accampamento degli sconfitti molti sacchi di strani chicchi. Solo un avventuriero polacco, Kolschitzky ne comprende il valore, se li fa regalare e apre accanto alla cattedrale la prima bottega del caffè ("Zur blauen flaschen", la bottiglia azzurra) in cui egli stesso serve ai tavoli vestito da turco., sulle prime il caffè non piace, è troppo amaro.
Allora l'avventuriero polacco prova a filtrarlo con un setaccio, vi aggiunge latte e miele e serve insieme un panino dolce a forma di mezzaluna (che i francesi battezzeranno "croissant", luna crescente), come quella che i turchi avevano sulla bandiera.
È un trionfo che si diffonde in tutta Europa.
A Londra nascono le prime coffee houses, vietate alle donne, ma frequentate da letterati e uomini d'affari, centro di incontro in cui si può leggere il giornale gratis. Inoltre il caffè gode la fama di medicinale in grado di curare tisi, gotta, scorbuto, congiuntivite, idropisia, ipocondria, ulcera febbri biliari.
Nella Lloyd's coffe house, frequentata da capitani di mare e armatori, vengono messi all'asta i carichi delle navi catturate, e ben presto il locale assume un ruolo importante nella vita politica del paese come compagnia assicuratrice; ma fino al 1804 gli impiegati saranno ancora chiamati waiters, camerieri.
A Venezia (la città era in guerra con i Turchi ma aveva anche relazioni commerciali) il caffè era già arrivato agli inizi del 1600, come medicamento e si beve solo in farmacia.
In seguito si impone come bevanda costosa, solo per ricchi.
Intorno al 1680 nascono i primi caffè in piazza San Marco e nel 1720 apre il glorioso Florian; nel 1750 Carlo Goldoni - che beve solo cioccolato, (i suoi concittadini lo chiamano "il cioccolataio") - scrive la commedia "La bottega del caffè ", contribuendo a lanciare la moda di questi luoghi d'incontro, anche clandestini.
A Parigi il caffè arriva nel 1669, nel bagaglio diplomatico di Solimano Aga, ambasciatore turco, che lo presenta alla corte di Luigi XIV, aggiungendo lo zucchero per renderlo più gradito alle signore.
Ben presto diventa una bevanda alla moda, venduto per strada a Parigi, da ambulanti vestiti all'orientale con turbanti e narghilè. Ma il vero "re" del caffè è un italiano, Procopio dei Coltelli, che apre il "Procope" (che esiste ancora!): prototipo del caffè parigino odierno, e per primo abbandona l'orientalismo, serve il caffè nei boccali da birra da 1/4 di litro, accompagnato da cibi dolci e salati.
A Roma papa Clemente VIII battezza il caffè "bevanda non più infedele ma cristiana". Papa Benedetto XIV nel 1740 fa costruire un caffè in stile inglese nei giardini del Quirinale. Nel 1760 viene fondato il caffè Greco. Nel 1763 Giuseppe Parini ne Il Mattino consiglia il caffè alla dama che vuole dimagrire, e in questo modo ne diffonde a dismisura l'uso; nell'800 invece diventa la bevanda preferita dagli intellettuali: il romanziere Balzac calcola di averne bevute 50 mila tazze al ritmo di 75 al giorno, Giacomo Rossigni diceva "bevo il caffè per 15/20 giorni, il tempo di scrivere un'opera".
Ai giorni nostri è ancora valida la querelle: meglio il caffè dolce o amaro? Abbiamo validi testimonial per ambedue le opzioni: Leopardi lo amava dolcissimo, Alessandro Volta e Napoleone lo preferivano amaro. Io non do consigli in materia, ma vi ricordo che a Napoli, città dove 'a tazzulella 'e caffè è davvero un rito, si zucchera ma non si gira."
la variante dello zucchero versato e non girato...mi mancava!!!!
E anche che croissant rappresentasse la luna dei turchi
