in una notte d'inverno
di luna a mezzo febbraio,
se vedi il bianco fornaio
che batte le mani sul tondo
di quella faccia cresciuta,
ascolta venire dal fondo
degli anni la voce perduta.
L'odore di menta t'invita,
la tavola bianca, la stanza
confusa dell'abbondanza…
...in quell'odore di forno
per qualche sera la vita
si scalda con le sue mani
a quegli accordi lontani
del tempo che fu…»
La pizzeria, la piu’ antica di Salerno, prende il nome dal vicolo dove fino ad un paio di secoli fa veniva venduto il ghiaccio, quando non esistevano i frigoriferi, per uso domestico. La cucina e’ quella tradizionale salernitana, senza alcuna concessione alla modernita’: anche il locale, conserva l’aspetto di sempre. L’affresco di Tafuri alla parete, una piccola parte della preziosa opera che abbelliva i muri qualche anno fa.

La poesia di Alfonso Gatto che ne racconta l’atmosfera.

Il servizio, semplice e senza fronzoli.

Un piccolo rito: le portate vengono servite su piatti di rame sempre bollenti: pasta e fagioli saporita e azzeccatella azzeccatella, come si conviene ad una pasta e fagioli che si rispetti.

Il pane abbruschiato.

Baccala’ e patate. Ci si sazia in due, con quella porzione.

Verdure imbottite.

In chiusura, la scazzetta. Un semplice dolce della tradizione salernitana a base di pan di spagna, crema e fragoline.
