
Beh, a
Genova non è pasqua senza
Torta Pasqualina e personalmente metto questa torta nei miei top five.
La versione originale prevede un ripieno di bietole e prescinseua (latte cagliato) e uova intere racchiuso da una sfoglia fatta di 33 strati (gli anni di cristo). Ovviamente le varianti sono infinite, soprattutto tese a semplificare la preparazione, quindi: meno strati (io ne faccio una decina), ricotta al posto della prescinseua (non è la stessa cosa, ma al di fuori della Liguria questa cagliata non si trova) e bietole del tutto o in parte sostituite da carciofi e/o spinaci (con i carciofi per me è il massimo).
Ricetta. Ognuno ha la propria variante, personalmente mi rifaccio a una ricetta postata insieme a una ricetta presa dai (fantastici) libretti sulla cucina regionale pubblicati da Slow Food (nello specifico
"Ricette di Osterie e Genti di Liguria").
Questa la ricetta presa da it.hobby.cucina:
Per una torta sufficiente a sei persone prendete mezzo chilogrammo di
farina, disponetela a fontana e nel vuoto mettete un pízzico di sale e
mezza cucchiaiata d'olio (non di più).
Sciogliete la farina con acqua, fino ad avere una pasta molto morbida,
che lavorerete a lungo per farle acquistare dell'elasticità.
Fatta la pasta copritela con un tovagliolo (bagnato e spremuto) e con
un secondo tovagliolo asciutto, e lasciatela riposare per un quarto
d'ora. Intanto preparato il ripieno di bietole. Provvedete un grosso
mazzo di bietole, privandole delle costole dure. Risciacquatele e
mettetele a lessare in poca acqua. Quindi scolatele, passatele in acqua
fresca, strizzatele bene e tritatele minutamente col coltello. La
quantità di bietole dovrà essere tale che cotta e strizzata il suo
peso possa aggirarsi sui 400, 450 grammi.
Mettete ora in un tegame mezzo bicchiere scarso d'olio con abbondante
cipolla tritata (meglio se sarà cipolletta novella).
Quando la cipolla sarà un po' imbiondita, aggiungete un buon pugno di
funghi secchi (che avrete fatto rinvenire per una mezz'ora in acqua
fredda e poi tritato col coltello), uno spicchio d'aglio (o una minor
quantità secondo ì gusti) tritato, una forte pizzicata di maggiorana
e del prezzemolo trito. Coprite il tegame e lasciate cuocere su fuoco
moderato fino a completa cottura dei funghi aggiungendo, se necessario,
pochissima acqua. Tirate indietro allora il tegame, aggiungeteci le
bietole tritate, sale e pepe, un grosso pugno di formaggio grattato e
uno o due uova intere sbattute a, parte. Generalmente si calcolano tre
uova intere,per ogni chilogrammo di impasto.
Un altro elemento che entra nella torta pasqualina autentica è la
quagliata cioè latte caglìato, usatissimo nella cucina genovese. Di
questo latte cagliato se ne impiega circa la metà del volume
dell'impasto di verdura. La quagliata va raccolta in una salvietta o
in un sacchettino di tela (che si appende) e lasciata ben sgocciolare,
allo scopo di eliminare tutta la parte sierosa. Si mette poi in una
terrinetta e si condisce con un pochino d'olio, sale, pepe, uova
sbattute, un buon pugno di formaggio grattato, un po' di latte e
qualche cucchiaiata di farina in modo che ne risulti un composto di una
certa consistenza, ne troppo molle ne troppo duro (una specie di crema
densa).
Per chi non piace il gusto un po' agretto della quagliata o non riesce
a trovarla, puo' sostituirla con della ricotta però
e', una licenza sulla pura tradizione genovese. Ma la sostituzione è
praticata da taluni anche nella stessa Genova. La torta risulta anzi
più raffinata anche se meno ortodossa. In questo caso, e per le dosi
da noi dato, occorreranno circa 300 grammi di ricotta ben sciolti con
un cucchiaio di legno, mezzo bicchiere scarso di latte, una buona
cucchiaiata di farina, un pugno di formaggio grattato, due o tre uova
intere, sale, pepe. Amalgamate bene ognì cosa, badando che il composto
riesca non troppo molle (nel qual caso aggiungete un altro po' di
farina) e procedete alla confezione della torta.
Dividete la pasta in dieci pezzi uguali e spolverizzateli di farina.
Scegliete una teglia a bordi molto bassi del diametro di circa 30 cm e
oleatene il fondo.
Prendete uno dei pezzi di pasta e dopo aver steso un velo di farina
sulla tavola, spianatelo col rullo di legno fino ad un certo spessore.
Allora (sarà bene fare questa operazione in due persone) si passano
sotto la pasta i due pugni e, muovendoli opportunamente, si stende
delicatamente la pasta fino a farlo raggiungere uno spessore minimo
come quello della carta velina.
E',in fondo, lo stesso lavoro, dello Strudel e se la pasta è ben
fatta riesce facilmente. Appoggiate questo primo foglio sulla teglia
faeendolo sopravanzare al di fuori. Con molta delicatezza ungete d'olio
questo primo foglio; e, con lo stesso sistema fatene altri 3, sempre
appoggiandoli uno sull'altro ed oleandoli. Messo il quarto foglio
versate nella teglia il composto di bietole e con la lama di un
coltello spianatelo in modo da farne uno strato regolare, lasciando un
piccolo spazio libero tutt'intorno. Sul composto di bietole versate la
« quagliata » o la ricotta e spianate anche queste col coltello in
strato regolare.
Con un cucchiaio fate ora nella torta quattro o più fossette in
corona; in ognuna di queste fossette fate scivolare un uovo fresco,
sgusciato a parte in un piattino e condite ogni uovo con sale, pepe e
una laminetta di burro. Proseguite allora a stendere i fogli di pasta,
sempre tirandoli il più sottile possibile (e sopratutto senza
lacerarli) ed oleandoli. Se i fogli di sotto risultassero meno sottili,
non fa gran danno. L'importante è che la massima sottigliezza venga
raggiunta nei fogli superiori. Messo l'ultimo foglio (che non va
oleato), tagliato intorno intorno la pasta che sopravanza lasciandone
solamente un paio di dita abbondanti. Arrotolate man mano questa pasta
su sè stessa foggiandone un cordone, che farete bene aderire al bordo
interno della teglia, e poi schiaccerete coi denti di una forchetta e
ungerete d'olio. E' consuetudine, mettendo giù gli ultimi due
fogli, dì immettervi un po' d'aria, affinchè durante la cottura la
pasta possa gonfiare e abbellire la torta. Ma è un abbellimento
facoltativo e, diciamolo pure, anche piuttosto discutibile dal lato
igienico.
Comunque il gonfiamento si fa così. Dopo aver bene appoggiato il
penultimo foglio, in modo che non possa sfiatare, se ne lascia solo un
pezzettino rialzato e con una cannetta si soffia nell'interno. Sí
ritira rapidamente la cannetta pressando. subito la sfoglia e
lasciando, l'aria nell'interno. L'operazione si ripete anche per
l'ultimo foglio. Nei quartieri popolari di Genova le belle popolane
sono orgogliose di portare la loro torta al forno, ben gonfiata e con
una stella di pasta nel mezzo. Confezionata la torta , la quale riesce
benissimo e sicuramente nel forno casalingo, si inforna a calore
moderato, e si lascia che prenda un bel color d'oro. Si mangia fredda.
Questa, è la torta pasqualina classica, fatta con le bietole.
Torta dì carciofi alla genovese
Per la torta di carciofi, il procedimento è identico: solo che i
carciofi, ben mondati e ritagliati in lette sottili, vengono messi a
cuocere a crudo nel soffritto di olio, cipolla, aglio, funghi secchi e
maggiorana, e stufati lentamente. Per le nostre dosi occorreranno una
dozzina di carciofi.
Torta genovese alla cappuccina.
E' un altro genere di torta che moltí usano fare a Pasqua. Il
procedimento è identico a quello già
esposto, e il ripieno si fa con le bietole. Ma la « quagliata »
,senza farina , si mescola alle bietole già tritate e condite. La
torta tagliata non presenta quindi due strati distinti (uno verde e uno
bianco come nella torta pasqualina classica) ma un solo strato verde
chiaro.