Cerco di spiegarmi meglio:
Il problema non è la valorizzazione della tipicità del vino italiano (ci mancherebbe altro) ma, piuttosto, cosa significa tipicità e con quali strumenti normativi questa tipicità s'intende salvaguardare.
In Italia lo si fa con le Indicazioni geografiche di vario livello (DOCG; DOC, IGT). Le DOCG e le DOC (queste cose non le scrivo per te, sia chiaro, ma per chi vuole leggerci e non ha troppa dimestichezza con la materia) definiscono un territorio d'origine, i vitigni di produzione, le tecniche enologiche principali e le caratteristiche sensoriali che devono caratterizzare un vino affinchè questo possa fregiarsi di un determinato nome (Brunello, Chianti classico, Aglianico del Vulture, Primitivo di Manduria, ecc.)
Com'è evidente l'insieme di queste cose (se si esclude la zona geografica di origine) è un prodotto "culturale" e perciò storico. Gli autori del documento cui ti riferisci si battono invece affinché queste Denominazioni d'origine (questo insieme di procedure storiche) non subiscano alcuna modificazione, pena la perdita di tipicità. Agiscono insomma come se le norme del disciplinare siano un dato di natura, dato una volta e per sempre e perciò immodificabile (e questo, a prescindere da Ziliani, è chiaramente riportato nel documento). Per questo ho parlato di fondamentalismo.
Il problema è particolarmente evidente nel caso di alcune DOC storiche e prestigiose (brunello, barolo, barbaresco, ecc) i cui disciplinari prevedono procedure di vinificazione particolarmente rigide e conservative. Se devo conservare il vino per 4/5 anni in fusti grandi di quercia, per quanto io possa essere un maestro di pulizia enologica, il prodotto che andrò a mettere in bottiglia sarà necessariamente un prodotto privo d'integrità, con note ossidate, colorazioni ambrate e caratterizzato fortemente da note terziare. Lo sarà per l'ineluttabilità dei processi chimici (principalmente ossido-riduttivi) che necessariamente avvengono in qualunque contesto di cantina. Perché assumere pratiche enologiche nate per addomesticare vini altrimenti ostici da bere come un elemento di tipicità?
Intanto nel mondo i bevitori vogliono vini morbidi, di integrità assoluta, con profumi primari accentuatissimi. I fautori dell'immutabilità delle doc fanno davvero davvero un favore al vino italiano o piuttosto lo fanno agli australiani?
