A Terè non farti venire uno sscioppone! Mi riferisco al vino, of course. Il fatto è che un paio di settimane fa decisi di fare un po' di pulizia nella cantina del mio ex ristorante. Con sommo terrore e masochismo pensavo di dover eliminare un notevole numero di bottiglie che da anni giacevono nei bui e freschi loculi della cantina. Ma è proprio vero: il vino ha un qualcosa di misterioso ed affascinante che nessuna scienza potrà mai spiegare. La sofferenza si è trasformata miracolosamente in una grande festa per i miei sensi, ovviamente quelli specificamente adibiti alla bisogna. Decisi infatti, prima di procedere al sacrificio, di portare un paio di bottiglie in casa per provarle. Incredibile. Versato nel bicchiere, già il colore fu una sorpresa. Nessuna venatura ambrata, ma giallo oro brillante. Ed i profumi.. una marea di sambuco, mandorle, mineralità esplosiva. Ed in bocca....

Finezza, eleganza, massima. Una freschezza assolutamente impensata di fronte ad un vino che ha trascorso tutto quel tempo rinchiuso in una bottiglia.

Incredibile, soprattutto pensando al vino che avevo nel bicchiere. Un vino da vitigno umilissimo, tanto da essere stato confuso per lunghi anni con il modesto Trebbiano. Si tratta del bianco più diffuso nelle Marche. Il Verdicchio; in particolare il Vigna delle Oche, Verdicchio dei Castelli di Jesi, annata 1997. No, non è un errore di battitura, proprio di 1997 si parla. Alla faccia di quelli che dicono che per bere bene bisogna investire capitali: all'epoca quella bottiglia mi costo 4/5000 delle vecchie lire.
Gongolo dalla felicità. E di bottiglie così in cantina ne ho tante, ancora.... Chi ha orecchie per intendere, intenda....
