
Risultato: strabiliante (perlomeno rispetto alle mie attese che comunque erano alte).
Pizze morbide,leggere, digeribilissime senza sapore di lievito. Pizze che difficilmente si mangiano in pizzeria, anche di alta qualità (di recente ho provato qualcosa di simile da "la Notizia" a Napoli in via Caravaggio).
Ho ricevuto un sacco di complimenti e ne sono stato soddisfatto.
Devo però ammettere di avere pochissimi meriti se non quelli di avere eseguito con precisione le prescrizioni di Adriano.
Io invece aspiro a realizzare una pizza (o qualunque altro piatto) senza essere costretto a seguire con meticolosità una ricetta elaborata da altri, o perlomeno, a eseguirla con consapevolezza.
Per questo vorrei sapere se le nozioni che di seguito espongo sono "concettualmente"corrette (spero che Adriano voglia intervenire):
1) La pizza al piatto necessita di una quantità d'acqua pari a circa il 55 - 60% del peso della farina (per le pizze in teglia è possibile spingere l'idratazione fino al 90%). In questo modo si otterrà elasticità e morbidezza.
2) Per sopportare queste idratazioni è necessario ricorrere a farine forti (tipo Manitoba) senza le quali non si formerebbe glutine (quindi pizze gommose, senza aria).
3) Utilizzando farine forti è necessario allungare i tempi di lievitazione per far maturare il glutine; altrimenti si rischia la gommosità (consigliabile perciò il poolish che assicura anche aromaticità per l'intervento dei batteri lattici)
4) Allungando i tempi di lievitazione si devono ridurre sensibilmente le quantità di lievito da utilizzare (proporzionalmente alla durata della lievitazione) con il vantaggio di rendere la pizza più digeribile e meno marcatamente segnata dal sapore di lievito.
5) L'azione dei lieviti va sostenuta con l'inserimento di una piccola quantità di zuccheri fermentescibili (tipo malto, miele, zucchero di canna)
6) Il sale oltre a dare sapore aiuta la formazione del glutine
7) L'inserimento di olio evo assicura maggiore morbidezza in caso di cottura in forno elettrico
E' così?
Grazie.