mentre l'idrovora è al lavoro...
ci sono un sacco di versioni:
con la cipolla
con la verza
con le patate
Ma questa, sarà perchè è la ricetta della nonna di mio marito, è splendida!
Ecco un po' di storia locale:
la leggenda del tapulone
"È andata così: al tempo dei tempi, tredici omaccioni che tornavano dall'isola di San Giulio sul Lago d'Orta, dove si erano recati a venerare le spoglie del Santo Protettore dell'Alto Novarese, giunti là dove ora è Borgomanero, avvertirono d'un tratto stimoli mai provati di un appetito che potremmo meglio chiamare fame. Era stata a ridestarli l'aria fresca e sottile che vi rifluisce dal Monte Rosa e che, da tempo immemorabile, vi fa prosperare quella che usa chiamarsi industria alimentare.
Senonchè i "nostri", presi dal sacro fervore del pio pellegrinaggio, avevano dimenticato di rinnovare le provviste, e le bisacce cadevano desolatamente vuote sul dorso dell'asinello che li aveva seguiti nel lungo cammino. E poichè questo rosicchiava in quel momento con evidente soddisfazione un cardo offertosi alla sua onesta fame, fu suggerito da qualcuno che con uguale soddisfazione lo stesso asinello avrebbe potuto essere rosicchiato dagli affamati padroni, i quali, senza attendere oltre, si diedero a farne braciole. Pare tuttavia che queste rivelassero insospettata durezza, talché fu d'uopo ridurle in minuti frammenti e tenerne la pentola lungamente al fuoco.
Sortì una vivanda che i "tredici", giudicarono eccellente, e che li dispose siffattamente all'ottimismo da indurli a non riprendere il viaggio e a stabilirsi in un luogo che loro sembrò rivelato da San Giulio in persona. Il villaggio che ne nacque, è, col passare dei secoli divenuto città, e i suoi abitanti hanno da gran tempo dimenticato gli usi dei lontanissimi fondatori: non già però la vivanda che è forse all'origine della loro fortuna.
Quanto al nome di simile "bontà", è rimasto sempre lo stesso, e nella non facile lingua locale si pronuncia così: "taplón". Invano si è tentato di tradurlo in "tapulone" o, peggio, in "tapellon" dai fanatici del volgare... Ad essi però va riconosciuto il commendevole intento di diffondere la saporita vivanda che è tuttora privilegio di un solo paese: Borgomanero, appunto.
[Testo di Achille Marazza - da LA MARTINELLA DI MILANO, marzo - aprile 1957 riportato sui "Quaderni Borgomaneresi" - "Borgomanero a tavola"]