Scrivo la storia anche qui perchè mi sembra interessante.
Nei tempi passati, era usanza piantare una pianta di carciofo (qualità romanesco, ovviamente) alla fine di ogni filare di vite e i contadini, al termine della mattina di lavoro facevano colazione cuocendo i carciofi su una brace fatta dai legni dell’anno precedente, le matticelle appunto. Questo si ripete ogni anno, a Velletri, e spero che la tradizione non vada mai perduta. Il carciofo si condisce semplicemente con olio, aglio e mentuccia e, quando la brace è pronta, si inserisce per 2/3 circa nella brace fumante. Quando il fumo diminuisce in maniera evidente, vuol dire che l’olio del condimento ha bagnato troppo il punto in cui si trovano i carciofi ed è giunto il momento di spostarli: uno a uno e rigorosamente a mani nude. ” Cuocere il carciofo alla matticella è semplice e come tutte le cose semplici è difficile”: così mi ha detto Franco. Dopo un’ora circa il carciofo è pronto. Non deve essere secco all'interno, qui sta il segreto della cottura.Poi bisogna anche saperlo mangiare. Normalmente va messo su una fetta di pane, dove deve cadere quel pò di olio rimasto. Si tolgono le foglie esterne più dure e bruciate, poi, man mano che si sfoglia, si comincia a mangiare la parte del carciofo vicino all’attaccatura, finchè si giunge a poter mangiare il carciofo totalmente morbido. E’ un sapore difficile da scrivere. Forse perchè si viene anche caricati da un’attesa resa più difficile dal buonissimo profumo del carciofo cotto sulla matticella che si sprigiona dopo pochi minuti dalla messa sulla brace...e che poi dura alllllunghissimo!
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