In Puglia si usa(va ) la cena della vigilia, dove vigilia indica la ricorrenza ma anche un regime a calorie ridotte in vista del pranzo dell'indomani.Le pettole accompagnano porzioni di verdura , generalmente rape stufate, e sostituiscono il pane.Si mangiano la sera del 7 dicembre, e l'antivigilia di Natale , cioè il 23 dicembre. Non so il 31 sera : mia nonna festeggiava solo l'1 gennaio a pranzo e questa ricetta me la disse appunto mia nonna.
Mi è venuta in mente perchè penso che in questa ricetta l'impasto venga incordato a mano( ho scritto in questi giorni del mio travaglio nell'impastare il panettone mano), operazione tutto sommato non impossibile perchè in questo impasto manca il grasso animale. In ogni caso la mia nonna le faceva a mano , visto che nacque a Brindisi nel 1915 ed è scomparsa solo 2 anni fa. Per 92 anni ha mangiato il lunedì verdura, il martedì pasta, il mercoledì legumi , il giovedì riso, il venerdì pesce, il sabato lu bbrodo, la domenica stacchioddi ( orecchiette ) al sugo e brasciole ( involtini). Questo a pranzo, perchè in Puglia la cena non esiste : chi arriva a casa trova una tavola sommariamente apparecchiata e, senza aspettare altri commensali , consuma uno spuntino che consiste in un piscuetto ( frisella, scritto con la c perchè penso derivi da cuocere) oppure in una porzione di verdura fredda , tipo peperoni arrostiti, o qualche sott'olio e al massimo un pezzetto di formaggio , della frutta ovviamente.
Mia nonna mangiava i dolci 2 volte l'anno, anche da giovane : il giorno di ferragosto lu sorbetto di limone, e a Natale le carteddate , che però è il nome barese di un dolce del quale non ricordo il nome in brindisino .... forse porcedduzzi.
Insomma, ecco la ricetta delle pettole , ricetta originale della nonna:
1 kilo di farina, 1 cucchiaio di sale grosso, latte e acqua tiepidi in un quantitativo variabile , ma comunque intorno a 1/2 lt in totale, lievito di birra un cubetto
In un recipiente molto capiente versare la farina, il lievito sbriciolato e sciogliere con un po' di acqua tiepida. Nella rimanente acqua e latte sciogliere il sale. Versare questa soluzione sulla farina e iniziare ad impastare, bisogna ottenere una pastella semiliquida che va lavorata a mano per un'ora almeno in questo modo : si afferra con un braccio il recipiente che va tenuto ben fermo sulle ginocchia e con l'altra mano piegata a forma di gancio si "sbatte" l'impasto sulla parete del recipiente. L'impasto è giusto quando ha una consistenza fluida ma che non si appiccica nè alla mano nè al recipiente.Un'ora mi rendo conto che è improponibile, quindi farsi dare il cambio ; per fedeltà alla tradizione non posso dirvi di usare l'impastatrice ( anche perchè io non ce l'ho sgrunt ). Fare lievitare per 2 ore e mezza e intanto fare stretching!!!
Si mette in una pentola profonda abbondante olio evo, si scalda ben bene e poi con un cucchiaio si prende l'impasto e si butta la pallina che si ottiene - a forme un po' irregolari, con delle punte vista la consistenza dell'impasto- nell'olio : le pettole devono galleggiare e sono pronte quando sono dorate.