Come sapranno tutti quelli che sono venuti da queste parti, e non solo, l’associazione del te’ con il limone e’ tutto tranne che inglese. Non verrebbe in mente a nessuno di offrivi una fettina di limone, d’altronde non deve stupire, visto che qui gli alberi di limone si vedono con il cannocchiale. Tantomeno il te’ si prende alle cinque: il te qui si beve a tutte le ore, certamente la mattina appena svegli, e l’associazione standard e’ con il latte. Oppure nero. Si beve ovviamente a colazione, ma anche quando si fa un’interruzione dal lavoro, per rilassarsi un attimo, la cuppa ci vuole. E se mai dovesse capitarvi in casa l’elettricista, l’imbianchino, quello dei traslochi, l’idraulico, uno che si e’ perso... se non gli offrite una tazza di te’ siete veramente delle bestie. Che poi oramai alla fine non e’ in tazza, ma in un mug, vale a dire una tazza di forma cilindrica con il manico. Quando vi viene offerto del te, alla domanda “come lo vuoi” ci si aspetta che si risponda indicando se si vuole o meno il latte, e quanti cucchiaini di zucchero (ad esempio, ‘milk, no sugar’, milk, one sugar’, e cosi’ via).
Come si fa la perfetta tazza di te’? Qui la diatriba e’ lunga, non saro’ certo io, "turista", a redimerla. Una delle questioni piu’ dibattute e’ se il latte vada messo sul fondo della tazza, prima di versarci il te', oppure dopo. C’e’ una scuola di pensiero che sostiene che sia meglio mettere il latte prima, perche’ in questa maniera le foglie di te’ piu’ facilmente restano sul fondo. Il latte va messo ovviamente freddo – dico ‘ovviamente’ ripensando alla faccia sbigottita di un collega che, in Italia, non risuciva a farsi dare dal barista un pochino di latte freddo per il suo te.
Quale te'? Secondo Coutness Morphy, i veri conoscitori preferiscono le varieta’ Cinesi, nonostante quelle Indiane siano piu’ diffuse. La tradizione lo vorrebbe in foglie, ovviamente, ma oramai e’ pratica rara. Per preparare il te', in primo luogo si scalda la teiera. Poi vi si mette il te (in foglie, in teoria), un cucchiaino per persona, piu’ uno per la teiera (one for the teapot). Si aggiunge l’acqua appena bollita, contando mezza pinta a testa (vale a dire poco piu’ di un quartino), e si lascia in infusione per 3-4 minuti (dipende dalla varieta’ di te'. Il te' verde ad esempio richiede piu’ tempo). Una volta trascorso questo tempo, ci sono due possibilita’. Una e’ filtrare il te' trasferendolo in un’altra teiera calda. Questa sarebbe la maniera piu’ appropriata. Notare che i veri duri non usano nessun passino, e semplicemente versano con abilita' il te' inmaniera da fare rimanere le foglie, ormai pesanti per avere assorbito l'acqua, sul fondo. E' inevitabile comunque che qualceh foglia sfugga via nella tazza, col che si giustifica l'appunto su quando mettere il latte di cui sopra.
L’altra possibilita’ e’ di lasciare il te’ li dov’e’, e tenere a portata di mano una seconda teiera contenente solo acqua appena bollita. In questo modo, versandosi una seconda tazza dopo avere bevuto la prima, si utilizza l’acqua di questa ‘teiera di servizio’ per diluire l’infusione a questo punto troppo forte. E' chiaro pero' che cosi’ il sapore del te’ rischia di essere assai peggiore. Per tenere le teiere al caldo, esistono apposite “copertine” imbottite.
Come dicevo, il te' in se non richiede necessariamente altro, intendo pasticcini e biscottini, e soprattutto presso la working class e’ molto comune bere il te’ con i pasti. Di fatto, poi, il termine tea puo' riferirsi piu' in generale a "te' + pappatoria". Sopratutto in passato le classi piu' benestanti si servivano (o piu' spesso si facevano servire) l'afternoon tea verso le 3-4 del pomeriggio, come merenda, diciamo, che sarebbe stata seguita piu' tardi dalla cena vera e propria. Le working classes invece, non potendo permettersi questo lusso (le divisioni di classe qui sono ancora una cosa seria. se avete un attimo, questo rende benissimol'idea), si facevano il te con la cena verso le 6-7. Nonostante il fatto che l'accompagnamento fossero carni affettate fredde, o panini dolci, sottaceti e cose di questo genere, questa era la cena (seguita magari da qulche altra cosina verso le nove, per non morire di fame fino alla mattina successiva). Dato che questo pasto si consumava al tavolo della cena, ceh e' alto, si chiamava high tea. Notare che di altisonante ha solo il nome. I ricchi invece, dopo l'afternoon tea, avevano il tempo di farsi una bella passeggiata, per loro il te' era solo uno snack, diciamo cosi'. L'afternoon tea lo potete trovare ora in caffe', ristoranti e soprattutto alberghi di un certo tono, sotto il nome di cream tea, dove il te’ e' appunto servito con il tradizionale accompagnamento di scones caldi, marmellata di fragole e clotted cream, vale a dire panna con il 55% di grassi: e’ praticamente solida, e si spalma sopra alla marmellata. E' anche possibile che vi servano tramezzini, i classici sono quelli al salmone, seguiti da quelli al cetriolo. Questi, ripeto , sono i classici,e se andate a prendervi il cream tea da qualche parte (il Ritz e’ una sola, invece ho ottimi ricordi del Waldorf), vi porteranno prima questi tramezzini, poi gli scones, e alla fine bigne’ vari, o fette di torta, dipende dai posti. Questo in pratica riproduce l'afternoon tea dei piu' abbienti: quindi se qualcuno mai dovesse invitarvi per un te, sappiate che... si mangia
E dato che si sono fatte le tre e un quarto, ora mi vado a fare un paio di muffins: inglesi, ovviamente!
