So che come ricorrenza è già trascorsa, ma visto che ancora non è molto lontana, vorrei trascrivere una ricetta ed una curiosità legata a S. Martino.
La trasformazione dell’uva in vino, è uno degli avvenimenti più importanti dell’annata agricola, e nella tradizione popolare, il santo dell’autunno è San Martino. Vissuto in Francia nel IV sec., figlio di un soldato e militare lui stesso, famoso per l'episodio del mantello strappato a metà per essere donato ad un povero infreddolito. Martino, astemio e temperante fu eletto anche patrono dei mestieri della viticultura, perché ritenuto capace di trasformare il mosto in abbondante vino.
L’11 novembre, simbolicamente giorno finale del calendario rurale, coincideva con i festeggiamenti dell’estate di San Martino, così chiamata per lo scampolo di bella stagione che il patrono regalava. Per San Martino scoppiava la voglia di mangiar carne d’ogni genere, e il ragù di maiale si accompagnava ai primi a base di maccheroni. Cacciagione e gallinacei, facevano la loro comparsa nel tegame, e l’oca in particolare, sacra a Giunone e venerata da Omero, ritenuta il porcellino dei poverissimi, era tanto gradita, perché bella grassa e piena di ottima carne.
Ecco la ricetta per la preparazione dell'oca.
L'oca di S. Martino
Rosolare in una padella con abbondante strutto (olio): salsiccia, pancetta, castagne arrostite, mele renette e noci, il tutto opportunamente spezzettato. Aggiustare di sale se necessita.
Con il composto ottenuto imbottire un’oca disossata, ricucirla e passarla in forno, in una teglia irrorata di strutto (olio), affinché non sia ben dorata da ambo le parti.
Servire l’oca ripiena di San Martino a fette, accompagnata con patate arrosto o erbetta fresca.
La ricetta è antica ecco quindi l'uso dello strutto, che può oggi essere sostituito con olio.
Carina la curiosità?