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Parlare di sagne ncannulate significa parlare del Salento e parlare del Salento, oggi come oggi, rimanda alla musica, al ballo, alla pizzica insomma, dato il boom che questa musica e questo ballo stanno avendo.
Semplice moda???? Forse per alcuni si, per me assolutamente no!
Per me significa rispetto di ciò che è stato; rimandi ad un’antica tradizione fatta di povertà, di dolore, di soppressione.
Rispetto nei confronti di quelle povere donne che, pensando di essere state morse dalla taranta, per sfuggire ad una situazione di sottomissione, degrado sociale, oppressione, sfogavano il loro dolore esplodendo in danze coreutiche che trovavano il loro compimento nella pizzica.
Sto parlando del fenomeno del Tarantismo, esistito in special modo nel Salento, ma anche in alcune zone della Basilicata e che, dagli anni 60, con l’avvento del Boom economico, è andato scomparendo. Per capire ciò che realmente fosse una Tarantata, per non confondervi con le bellissime signorine di oggi che ballano nei loro gonnelloni lunghi, guardate questo video di cui posso lasciarvi solo il link poiché non è concesso l’incorporamento del codice, http://www.youtube.com/watch?v=fjSQGdGGl6o&feature=fvw
sconvolgente ed affascinante al tempo stesso, il cui commento viene fatto da Salvatore Quasimodo con la collaborazione del grande antropologo Ernesto De Martino che è stato il primo a dimostrare, nel suo “La terra del rimorso” che il morso della tarantola e quindi il suo veleno, nulla c’entrano fisicamente con il fenomeno del tarantismo, se non dal punto di vista mitico-simbolico.
Leggete, e lo desiderate, anche questo saggio
Le invasate
Saggio di Chiara Samugheo ed Emilio Tadini tratto da
“Immagini del Tarantismo”-Galatina: il luogo del culto.
Capone Editore
Loro dicono che è la tarantola, che esce dai suoi nidi sotterranei quando fa più caldo a mordere piedi e gambe. Dicono che è il suo veleno a stravolgere nei frenetici balli, in lunghe crisi che ritornano periodicamente nei mesi caldi. I medici hanno osservato da tempo che il morso di quel grosso ragno che è la tarantola è in realtà inoffensivo: che può produrre solo leggeri fenomeni locali senza gravità, e comunque guaribili facilmente. Ma le donne morsicate non ci credono. L’oscura suggestione dell’isteria le travolge nella paura e nella convinzione più tenace. Hanno solo fiducia in San Paolo, credono fermamente che soltanto lui può salvarle e liberarle. Tarantole si trovano nelle terre immediatamente intorno a Galatina, come i quelle più lontane. E siccome a Galatina c’è la chiesa col simulacro del santo, nessuno degli abitanti di questo paese viene morsicato dalle tarantole; oppure, se viene morsicato, evita ogni conseguenza. Un altro fatto, se ce ne fosse bisogno, che dimostra il fondo puramente isterico di queste manifestazioni.
Comunque stabilita l’isteria………le cose vanno in modo diverso…
Sono quasi tutte donne: perché quando lavorano nei campi le donne hanno le gambe più esposte ai morsi del ragno di quelle degli uomini. Le crisi arrivano col caldo…….divampano quasi sempre dietro la suggestione di una musica, anche di un solo suono…….ma quando la crisi è in atto, la musica diventa l’indispensabile sostegno ai balli contorti delle invasate. Allora i parenti chiamano la banda del paese, (io so che erano semplici cantori, persone del paese che sapevano suonare gli strumenti funzionali all’attività coreutica) con tamburi, trombe e clarini (utilizzavano tamburelli, violino, e organetto) che suonavano per ore e ore, anche per un giorno, persino per due giorni di fila. Se smettono un attimo prima che la crisi sia finita, la donna cade in terra rigida come una morta, e resta immobile finchè la musica non riprende. Si contorce, salta, si divincola freneticamente sudando e urlando, sotto gli occhi compassionevoli dei parenti che pregano San Paolo, il protettore, il salvatore.
La festa di San Paolo viene celebrata a Galatina il 29 Giugno. Certe arrivano la sera prima, la massa delle invasate comincia ad arrivare la mattina presto, appena dopo l’alba….accompagnate dai loro parenti…..Poi arrivano nella piccola chiesa di San Paolo. Appena entrate quasi tutte si tolgono i vestiti e restano con le camicione bianche……..Ballano sconquassate dalla furia isterica, per ore intere, alcune fino a sera. Serpeggiano contorcendosi sul pavimento; balzano in piedi sull’altare…; baciano il quadro del santo, lo puliscono con i fazzoletti, lo abbracciano. Urlano senza senso, o gridano che San Paolo le guida…..Poi girano dietro l’altare, a turno e più volte. Lì c’è un piccolo pozzo
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e tutte sono sicure che nell’acqua sono stati tritati corpi di tarantole. Non si sa se è vero, certo l’acqua è giallastra, con un odore nauseante. Ma le donne pensano che sia un rimedio consacrato dal santo e bevono due, tre bicchieri…….
La processione è alle sette. A mano, a mano che l’ora si avvicina, una dopo l’altra le donne si calmano……….
Non mi resta che lasciarvi la mia ricetta di sagne ncannulate, esperimento frutto di una ricerca sul campo;) Quante ne ho mangiate questa estate con la scusa di capire come fossero, e quante domande ho fatto:))))))!!
E’ una ricetta di cui vado fiera, non perché sia perfetta, (non posso dirlo io, non è una pasta della mia regione,io posso solo dirvi che erano ottime), ma perché mi ha fatto sentire più vicina al mondo che amo, quello degli umili!!!
…e perché no…anche una bella pizzica.
Teresa, questa è per te:)
http://www.youtube.com/watch?v=mEVB_QAt ... re=related
Sagne ncannulate al pomodoro e pecorino.
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Ingredienti: (dosi per 3 porzioni o 2 porzioni abbondanti)
220gr Farina di semola rimacinata
110gr di Farina integrale
165cl acqua tiepida
Preparazione:
Fare una fontana di farina sulla spianatoia e versare al centro l’acqua tiepida, impastare per 10 minuti o comunque fino ad ottenere un impasto omogeneo. Se non volete sporcare troppo il ripiano è comodissimo dare una prima e rapida mescolata in ciotola e poi, una volta amalgamato il tutto, impastare sulla spianatoia.
Lasciar riposare per ¾ d’ora sotto una ciotola capovolta e poi tirare la sfoglia. La mia era tonda e aveva 55cm di diametro, la pasta, dopo il riposo, è risultata morbidissima, stenderla è stato un piacere.
Arrotolare la sfoglia e formare delle strisce di pasta la cui larghezza deve arrivare massimo ai 2 cm, meglio se 1,5.
Adesso arriva la cosa più divertente!
Tenendo bloccato il bordo di sinistra, iniziare ad arrotolare su se stesse le striscioline, fino ad avere un lungo ricciolo, logicamente più è lunga la striscia, più sarà difficile formare il ricciolo, ma con un po’ di attenzione non si presenterà alcun problema.
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L’importante è non far seccare l’impasto, altrimenti si rischia di spezzare le sagne durante la formatura, per cui, mentre formate i ricciolini, tenete coperto il resto delle strisce con della pellicola trasparente.
Fare riposare circa 2 ore e mezzo, 3 ore, il tempo che asciugandosi prendano la forma e la mantengano in cottura, cuocere poi in abbondante acqua salata. E’ uscita una pasta callosa e profumata, proprio come piace a me.
Io ho condito con un semplice sughettino di pomodori, e ho cosparso il tutto di pecorino; così le avevo mangiate nel magico Salento.