Non c’è sagra o festa di paese in Irpinia dove non sia presente un nostro tipico street food: il caciocavallo impiccato!! Ne andiamo orgogliosi
Il caciocavallo impiccato è una tradizione antica, sembra che se ne trovino traccia già nel medioevo.
Fatto sta che durante la transumanza, i pastori che si spostavano spesso a cavallo, portavano con se cibo e il necessario per la sopravvivenza.
Per un pastore, che viveva di allevamento e della trasformazione dei prodotti che otteneva dai suoi animali, il caciocavallo era un prodotto “povero”, e soprattutto comodo da trasportare e da conservare.
Quando ci si fermava, per il pranzo o la cena, si accendeva il fuoco, e si cuoceva quello che c’era. Nella bisaccia non mancavano mai il pane raffermo di qualche giorno prima, i caciocavalli e altre cosucce che servivano per completare la ricetta.
Ogni zona, poi, era caratterizzata da una sfumatura diversa. Nel beneventano usavano i funghi porcini secchi per insaporirlo, nell’alto avellinese la pancetta.
Ed è ancora così che oggi viene servito. Una fetta di pane leggermente grigliata, abbondante caciocavallo fuso e, a scelta del consumatore, funghi porcini trifolati o pancetta steccata.
Il caciocavallo da usare è quello podolico, campano of course!!
Per quanto riguarda la mia (seppur piccola) esperienza non conviene utilizzare un caciocavallo troppo stagionato. La sua naturale piccantezza viene troppo esacerbata dal calore della brace!
L’ideale è un caciocavallo giovane!
La foto è dell’ultima “caciocavallo impiccato fest” fatta nel giardino di casa mia con un gruppo d’amici.
P.S. Lasciate perdere la birra e accompagnate tutto con un bel rosso … Un Taurasi ci sta da dio!!
E voi dove avete mangiato il caciocavallo impiccato?