Ragù di Nduja
Per chi non sapesse cosa sia, la nduja è uno dei più famosi salumi calabri. A base di peperoncino – tanto peperoncino – e carne di maiale. Tradizionalmente, viene insaccata nella parte cieca dell’intestino del maiale – orba, in dialetto calabrese- è da luogo a “salami” di un paio di chili di peso. Sia questo, che la composizione, fanno sì che questo salume non arrivi a stagionatura come gli altri salami più piccoli – le soppressate, per esempio – ma resti cremoso all’interno, di una consistenza spalmabile. Per questo, viene utilizzato per preparare crostini, ma anche per insaporire sughi, uova fritte, minestre e ragù. Una specie di d_ado ante litteram, insomma: quando la fame era tanta e le cose da mangiare poche – e non sono passati molti decenni da allora, per lo meno in calabria – la nduja faceva la differenza. Un tocco di questa riusciva a dare un tocco particolare anche ad un semplice uovo fritto: si scaldava nella padella e vi si cuoceva l’uovo che ne prendeva il sapore. Poi, lo si rovesciava in un piatto dopo averne ricoperto il fondo con una fetta di pane. Oppure, nella minestra di fagioli. O, ancora nel ragu’. Come in questa ricetta, di anthonyb .
Ragù di Nduja
Per 4 persone servono:
2-3 cipolle, preferibilmente rosse di Tropea
Olio extravergine di oliva
Nduja calabra, in quantità variabile a seconda del proprio gusto.
Il procedimento è semplicissimo. Si affettano le cipolle e si soffriggono con olio, a fuoco basso e stando attenti che non prendano troppo colore. Quando appaiono cotte al punto giusto, si aggiunge la nduja e la si fa sciogliere a fuoco basso. Il tutto, in una padella larga, dove poi sarà ripassata la pasta.
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