Eccomi qua.
Un viaggio, anche di poche ore, non e' semplicemente uno spostamento. Da quando mi
ricordo, ho sempre accolto il momento dell'arrivo, della meta, con una piccola delusione,
un lieve rimpianto. Quasi a dire...ma come ? finito ? cosi' ? E la sottile ansia di
essermi perso qualcosa di importante, per strada. Perso per sempre. Andato, via, sparito.
Il viaggio mi si dilata spesso tra soste assurde in autogrill, velocita' ridotte col
nastro grigio davanti agli occhi come una cantilena ena ena, mi perdo nei particolari di
un attimo, mentre il cielo e' un colore piatto e inavvicinabile di alluminio congelato.
Questo ritardare a tutti i costi, forse e' la paura di tornare a calzare gesti e volti
familiari, come un vecchio paio di guanti, e' la paura di accorgersi improvvisamente che
non e' vero niente, che il guanto e' rimasto solo, scompagnato. Che non ha piu' senso
alcuno, cosi' goffo e perduto, come in una fotografia sfocata, color seppia come il cielo
adesso, gonfio di nuvole come parole inespresse, sogni respinti, sassolini nel fiato,
respiro mozzato.
La tua voce mi arriva dalla nebbia.
E' una nebbia delicata e traslucida come un foglio per regali di natale, nebbia che veste
le persone come glassa sui dolci in vetrina, nebbia come un dolce merletto, sudario. Io
attraverso questa nebbia, il selciato brillante di stelle cadute e indifferenti e'
oscurato dallo scivolare lento della mia ombra, entro in questa nebbia come se entrassi in
te, ben sapendo che posso solo respirarti, altro non mi e' concesso.
E allora respiriamo, a pieni polmoni, respiriamo queste dita fredde che frugano dentro,
respiriamo questa schiuma, respiriamo e cantiamo. Cantiamo per scacciare l'uomo nero il
lupo cattivo il babau peloso l'orco balocco, cantiamo.
Dentro al caffe' del centro, vecchi pannelli di legno, specchi sfaccettati moltiplicano
all'infinito le cioccolate calde con la cannella, le gote arrossate, voci lontane e
screpolate come questi specchi, un gusto un po' amaro, qualcosa nel vento.
Il gatto ha il colore di foglie d'autunno, mentre mi guarda salire le scale. Si lecca una
zampa, continua a guardarmi mentre suono, entro, chiudo la porta. Profumo di sandalo.
Dedicata a tutti quelli che si sentono sempre un po' altrove, a quelli sempre senza
speranza ed a quelli il cui treno e' sempre appena partito.
500 gr di okra piccolini
Chutney di mango
Cumino
Coriandolo
Zenzero
Sale e pepe
1 grossa cipolla
4 pomodori
Mescolare le spezie con il chutney e riempire con l'impasto i piccoli okra incisi su un
lato.
Stufare la cipolla a fettine, aggiungere i pomodori tagliati a cubetti, senza i semi e
senza bucce. Cuocere per 10 minuti, aggiungere le okra ripiene e proseguire nella cottura
dolcissima ancora per 15 minuti. Sale e pepe, polvere di peperoncino.
Servire con minuscole fettine di limone per guarnire, pensando a treni che si sfiorano
nella notte, finestrini illuminati che si guardano un attimo per poi allontanarsi,
lentamente divergere, ognuno verso il proprio destino. Alle fermate perdute, alle fermate
dimenticate, alle fermate mai sapute.
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Aldo