Un articolo interessante di Simona Lauri, sulle farine che utilizziamo ogni giorno per panificare in casa. Che spiega come, putroppo, non necessariamente *fatto in casa* vuole sempre dire *più buono*. Le farine infatti, sono spesso arricchite con additivi:
la legge permette di aggiungere certe sostanze, di farle passare per coadiuvanti tecnologici e pertanto di non dichiararle in etichetta, aprendo legalmente le porte all'immissione sul mercato di "farina" additivata, ottenuta da grani, magari di pessima qualità reologica, molto economici ed importati da chissà dove. Le norme attualmente vigenti, infatti,
danno l'opportunità di modificare a piacimento gli sfarinati aggiungendo, in alcuni casi senza limite di concentrazione, additivi volontari come proprio: glutine secco, enzimi vari, acido fosforico, L-cisteina, acido ascorbico (quest'ultimo facilmente identificabile in pochi secondi su un campione di farina tal quale mediante il reattivo di Tauber), biossido di silicio, ecc. acquistati, pesati nei rispettivi laboratori chimici, aggiunti nei tanks e di avere comunque e sempre l'etichetta "pulita". Ed è proprio questo il vero inganno-business: il consumatore pensa di acquistare farina non additivata, ma in realtà cosi non è!Il consumatore ignaro, che pensa ancora che la farina sia "pulita" e le aziende molitorie serie che non utilizzando alcun additivo per scelta oneste, corrette e mosse da vera passione e qualità, si vedono fortemente penalizzate in termini di vendite.
Il loro prodotto realmente naturale e pulito, non può purtroppo garantire le prestazioni panificatorie delle farine additivate.Questa, la sintesi.