Cosa mangiamo quando mangiamo un pollo di batteria?

Un articolo interessante.
http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=9072
Ne abbiamo già parlato diverse volte, ma ripetere giova.
Il 26 agosto del 1789, in piena Rivoluzione francese, venne emanata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Dopo duecento anni e innumerevoli passi avanti sulla strada del “progresso”, il 15 ottobre del 1978 veniva proclamata a Parigi la dichiarazione universale dei diritti dell’animale con la quale si stabilisce che tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza (articolo 1). Nel caso che l’animale sia allevato per l’alimentazione, deve essere nutrito, alloggiato,trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e dolore (articolo 9).
In quegli stessi anni, gli attivisti animalisti erano molto critici nei confronti dell’allevamento industriale; Ruth Harrison, autore del libro Animal Machines (1964), denunciava i sistemi di produzione intensiva di vitelli, suini e avicoli, rivendicando le cinque libertà dell’animale: alzarsi, sdraiarsi, girarsi, stendere gli arti e pulirsi senza difficoltà.
17 chili a testa
Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso i polli crescevano circa 2 chilogrammi in 63 giorni. Oggi, invece, un pollo industriale (il broiler, una razza appositamente selezionata in relazione alle esigenze dell’allevamento industriale: quantità, velocità, basso costo) è “pronto” in soli 33 giorni: uno sviluppo troppo rapido che ingrossa a dismisura ossa, polmoni, cuore e corpo. «Non ci reggiamo sulle zampe – racconta un pollo moderno – zoppichiamo e stiamo spesso seduti sulle lettiere sporche, molti contraggono malattie alla pelle. Per prevenire le malattie che potrebbero compromettere la nostra vendita, ci imbottiscono di antibiotici» (tratto dal libro Cosa Mangia il pollo che mangi? – Arianna Editrice).
In Italia l’industria del pollo è fiorente – come il viso rubicondo di un simpatico signore dall’accento romagnolo che dagli schermi televisivi ci invita a mangiare insuperabili rollè precotti di tacchino e pratiche cotolette pollo e spinaci. Le aziende riproduttrici sono 250, gli allevamenti 5.586 (che salgono a 8.382 se contiamo anche quelli da uova), gli incubatoi 114; ad essi si aggiungono 116 macelli, 451 laboratori di sezionamento, 158 depositi frigorifero e 55 centri di riconfezionamento (dati aggiornati a giugno 2009, NdR)
Nel 2006, l’industria della carne avicola ha fatturato 2.580 milioni di euro (che equivale al 2,3% del settore alimentare) con 32.836 tonnellate esportate e 6.071 importate (Paesi extra Ue). Si sono allevati 149 milioni di polli distribuiti fra Emilia Romagna (21%), Lombardia (22%), Veneto (26%) e altre regioni (5%). L’intera produzione avicola ammonta a 1.048.800 tonnellate con oltre 400 milioni di capi macellati, di cui 372,19 milioni solo di broiler.
Con un acquisto medio di 2,14 kg e un consumo pro-capite di 17,1 kg (nel resto del mondo è di 12,3) la spesa per l’acquisto di carne avicola copre il 27% della spesa mensile di una famiglia media italiana...
Il problema, resta sempre quello: Come acquistare un pollo "buono"? Affidarsi ad una fattoria locale, certamente, resta un buon accorgimento. Ma quelli che vivono in città? Ci sono, che voi sappiate, carni certificate vendute in negozio? Io, onestamente, non lo so... e voi?
http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=9072
Ne abbiamo già parlato diverse volte, ma ripetere giova.
Il 26 agosto del 1789, in piena Rivoluzione francese, venne emanata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Dopo duecento anni e innumerevoli passi avanti sulla strada del “progresso”, il 15 ottobre del 1978 veniva proclamata a Parigi la dichiarazione universale dei diritti dell’animale con la quale si stabilisce che tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza (articolo 1). Nel caso che l’animale sia allevato per l’alimentazione, deve essere nutrito, alloggiato,trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e dolore (articolo 9).
In quegli stessi anni, gli attivisti animalisti erano molto critici nei confronti dell’allevamento industriale; Ruth Harrison, autore del libro Animal Machines (1964), denunciava i sistemi di produzione intensiva di vitelli, suini e avicoli, rivendicando le cinque libertà dell’animale: alzarsi, sdraiarsi, girarsi, stendere gli arti e pulirsi senza difficoltà.
17 chili a testa
Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso i polli crescevano circa 2 chilogrammi in 63 giorni. Oggi, invece, un pollo industriale (il broiler, una razza appositamente selezionata in relazione alle esigenze dell’allevamento industriale: quantità, velocità, basso costo) è “pronto” in soli 33 giorni: uno sviluppo troppo rapido che ingrossa a dismisura ossa, polmoni, cuore e corpo. «Non ci reggiamo sulle zampe – racconta un pollo moderno – zoppichiamo e stiamo spesso seduti sulle lettiere sporche, molti contraggono malattie alla pelle. Per prevenire le malattie che potrebbero compromettere la nostra vendita, ci imbottiscono di antibiotici» (tratto dal libro Cosa Mangia il pollo che mangi? – Arianna Editrice).
In Italia l’industria del pollo è fiorente – come il viso rubicondo di un simpatico signore dall’accento romagnolo che dagli schermi televisivi ci invita a mangiare insuperabili rollè precotti di tacchino e pratiche cotolette pollo e spinaci. Le aziende riproduttrici sono 250, gli allevamenti 5.586 (che salgono a 8.382 se contiamo anche quelli da uova), gli incubatoi 114; ad essi si aggiungono 116 macelli, 451 laboratori di sezionamento, 158 depositi frigorifero e 55 centri di riconfezionamento (dati aggiornati a giugno 2009, NdR)
Nel 2006, l’industria della carne avicola ha fatturato 2.580 milioni di euro (che equivale al 2,3% del settore alimentare) con 32.836 tonnellate esportate e 6.071 importate (Paesi extra Ue). Si sono allevati 149 milioni di polli distribuiti fra Emilia Romagna (21%), Lombardia (22%), Veneto (26%) e altre regioni (5%). L’intera produzione avicola ammonta a 1.048.800 tonnellate con oltre 400 milioni di capi macellati, di cui 372,19 milioni solo di broiler.
Con un acquisto medio di 2,14 kg e un consumo pro-capite di 17,1 kg (nel resto del mondo è di 12,3) la spesa per l’acquisto di carne avicola copre il 27% della spesa mensile di una famiglia media italiana...
Il problema, resta sempre quello: Come acquistare un pollo "buono"? Affidarsi ad una fattoria locale, certamente, resta un buon accorgimento. Ma quelli che vivono in città? Ci sono, che voi sappiate, carni certificate vendute in negozio? Io, onestamente, non lo so... e voi?