Il Dolceriso del Moro

Una mia amica di Vigevano mi ha mandato un dolce tipico della sua cittadina, il dolceriso del Moro. Non lo conoscevo ma ho letto sul bigliettino della pasticceria che è a base di riso e acqua di rosa e ho pensato di portarlo in ufficio. Qui i miei colleghi hanno un pò storto il naso e hanno detto che è "senza infamia e senza lode" (si sono abituati alle ricette di gennarino...
)
Ho trovato questa ricetta su cookaround ma non è precisa, voi conoscete questa torta e ne sapete un pò di più?
Ingredienti
Per la pasta frolla
Farina di grano, burro, zucchero, uova, aromi.
Per il ripieno
riso e latte, pinoli, mandorle, cedro candito, mandorle a lamine, acqua di rose. Preparazione
Portate ad ebollizione il latte con una stecca di vaniglia o della vanillina e una scorza di limone. Dopodiché metteteci il riso e cuocetelo per 20 minuti circa, aggiungendovi a metà cottura, lo zucchero ed il burro.
A questo punto eliminiamo il limone e la stecca di vanilla (se l'abbiamo usata) e lasciamo raffreddare il tutto mescolando spesso.
Amalgamate al composto i tuorli d'uovo, i pinoli, le mandorle, il cedro candito e l'acqua di rose.
Infine, prendete uno stampo e metteteci della pastafrolla, versarteci la "pastella di riso" e passare in forno fino a che la pastafrolla non assume un colore dorato.
Prima di servire il dolceriso del Moro, cospargerlo con mandorle e zucchero a velo.
Io posso solo dirvi che sento pochissimo, anzi per niente l'acqua di rose e non c'erano pinoli. Il ripieno era una specie di crema, dove non si riconosceva il riso ( ma magari questo è normale). Vorrei rifarla per vedere se mi viene meglio, perchè non mi è dispiaciuta!
Vi lascio anche una breve storia trovata sul sito "memoria di lomellina":
Dolceriso del Moro
Si dice che il Dolceriso sia stato sfornato per la prima volta nelle cucine del Castello Sforzesco di Vigevano. Era la primavera del 1491. Beatrice d’Este, la raffinata, giovane moglie di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, voleva un dolce speciale da offrire al “signor suo consorte” e agli ospiti che qui trascorrevano “tutto il die et persino a mezza nocte passata in zoghi e feste”. E il dolce, oggi come allora, è vera espressione rinascimentale. Legato al territorio, perché ripieno di quel riso la cui coltivazione si andava affermando nelle terre del Vigevanasco, e ricercato, perché profumato dall’acqua di rose e ricco di cedri canditi dei confettieri genovesi. Lo stampo inciso con l’impresa araldica dello “scovino”, caro al Moro, ne impreziosisce la forma.
Ingredienti:
Pasta frolla: Farina di grano, burro, zucchero, uova, aromi.
Ripieno: riso e latte, pinoli, mandorle, cedro candito, farina di mandorle, acqua di rose.

Ho trovato questa ricetta su cookaround ma non è precisa, voi conoscete questa torta e ne sapete un pò di più?
Ingredienti
Per la pasta frolla
Farina di grano, burro, zucchero, uova, aromi.
Per il ripieno
riso e latte, pinoli, mandorle, cedro candito, mandorle a lamine, acqua di rose. Preparazione
Portate ad ebollizione il latte con una stecca di vaniglia o della vanillina e una scorza di limone. Dopodiché metteteci il riso e cuocetelo per 20 minuti circa, aggiungendovi a metà cottura, lo zucchero ed il burro.
A questo punto eliminiamo il limone e la stecca di vanilla (se l'abbiamo usata) e lasciamo raffreddare il tutto mescolando spesso.
Amalgamate al composto i tuorli d'uovo, i pinoli, le mandorle, il cedro candito e l'acqua di rose.
Infine, prendete uno stampo e metteteci della pastafrolla, versarteci la "pastella di riso" e passare in forno fino a che la pastafrolla non assume un colore dorato.
Prima di servire il dolceriso del Moro, cospargerlo con mandorle e zucchero a velo.
Io posso solo dirvi che sento pochissimo, anzi per niente l'acqua di rose e non c'erano pinoli. Il ripieno era una specie di crema, dove non si riconosceva il riso ( ma magari questo è normale). Vorrei rifarla per vedere se mi viene meglio, perchè non mi è dispiaciuta!
Vi lascio anche una breve storia trovata sul sito "memoria di lomellina":
Dolceriso del Moro
Si dice che il Dolceriso sia stato sfornato per la prima volta nelle cucine del Castello Sforzesco di Vigevano. Era la primavera del 1491. Beatrice d’Este, la raffinata, giovane moglie di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, voleva un dolce speciale da offrire al “signor suo consorte” e agli ospiti che qui trascorrevano “tutto il die et persino a mezza nocte passata in zoghi e feste”. E il dolce, oggi come allora, è vera espressione rinascimentale. Legato al territorio, perché ripieno di quel riso la cui coltivazione si andava affermando nelle terre del Vigevanasco, e ricercato, perché profumato dall’acqua di rose e ricco di cedri canditi dei confettieri genovesi. Lo stampo inciso con l’impresa araldica dello “scovino”, caro al Moro, ne impreziosisce la forma.
Ingredienti:
Pasta frolla: Farina di grano, burro, zucchero, uova, aromi.
Ripieno: riso e latte, pinoli, mandorle, cedro candito, farina di mandorle, acqua di rose.