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Non è Pasqua senza...

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Non è Pasqua senza...

Messaggioda TeresaDeMasi » 23/03/2010, 19:12

Il racconto del piatto senza cui, a casa nostra, non è Pasqua.
Può essere fatto attraverso una ricetta - meglio se accompagnata da foto - oppure attraverso semplici parole. Che aiutino a ritrovare, raccontando, i sapori che, da sempre, ci parlano della Pasqua.
Perchè la cucina anche questo è: memoria. E, come tale, va protetta e coltivata.

Allora, chi inizia?
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda TeresaDeMasi » 23/03/2010, 20:06

Post scriptum, visto che qua tutti leggono ma nessuno obbedisce. :grin: :grin:

E' una raccolta, quindi gli scritti devono essere autosufficienti. Anche se sono ricette già inserite, non c'entra nulla. Le dovete rimettere qui, foto comprese, magari riadattate all'argomento. In modo che anche i frequentatori non abituali del forum abbiano in questo topic il quadro completo dei piatti.

I trasgressori saranno condannati ad un mese di internet a connessione mobile. Cosi' imparano quanto puo' essere fastidioso passare da un link ad un altro senza banda larga... 8O :twisted:
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda Smpiu » 24/03/2010, 22:31

FRAGONE di mia Mamma

Per il mio Papà non è Pasqua senza il suo Fragone, una torta rustica che mangiava al suo paese, S. Lucido in provincia di Cosenza, e che preparava mia nonna. La mia mamma ha ereditato la ricetta e continua a prepararlo per non interrompere la tradizione.
La versione di mamma mia prevede 2 strati (con il doppio degli ingredienti) divisi da un disco di pasta ed una cottura lunghissima, ma questa è la ricetta che le ha insegnato mia nonna.
Forse al paese nei tempi lontani per la pasta era utilizzata della pasta madre e forse nel ripieno altre qualità di ingredienti.. ma purtroppo non ne ho conoscenza.. ho fatto anche qualche indagine.. so per certo che da famiglia a famiglia, nello stesso paese, la ricetta era diversa..

.
Fragone.jpg
Fragone.jpg (10.85 KiB) Osservato 17015 volte


Ingredienti:

PASTA:
-300 cc di acqua;
-1/4 cucchiaino di sale;
-500 gr di farina bianca del mulino.. appena macinata.. ( io uso 250 gr farina 00 e 250 gr farina manitoba)
-50 gr pecorino grattuggiato
-1 cubetto lievito birra (o corrispondente lievito di birra disidratato.. se si prepara il giorno prima e si lascia in frigo una notte.. il lievito si può dimezzare..) con 1 cucchiaino di zucchero o di miele per aiutare a lievitare.
-strutto 70 gr, oppure olio di oliva extra-vergine ( o di riso, o di mais) 50 ml.


RIPIENO
3 etti di salame (non usiamo quello piccante)
3 etti di formaggio tipo EDAMER (o un formaggio calabrese)
3 uova sode + 3 uova crude
3 cucchiai di pecorino

prezzemolo

Procedimento:

PASTA
Inserire liquidi e farina (ad esclusione dell'olio) nell'ordine indicato nella macchina del pane ed avviare il programma impasto. Quando si è consolidata la palla (se necessario mettere ancora un pochino di acqua o di farina) aggiungere anche l'olio a filo mentre lavora. Lasciare riposare la pasta. Logicamente si può anche impastare a mano nel modo tradizionale.. oppure usare il bimby..

RIPIENO
tagliare a dadini il salame le uova sode ed il formaggio. Battere le 3 uova crude con il pecorino, un pochino di prezzemolo tritato e un pizzico di sale (pochissimo il pecorino è già salato!!). Stendere due dischi di pasta uno da 35 e l'altro da 26 cm circa; ungere una tortiera (di cm 26 circa) ed adagiare il disco di pasta grande in modo che sbordi di circa 3 cm; mettere i diversi dadini di ripieno alternandoli e versarvi sopra in modo omogeneo l'uovo sbattuto già preparato (questo si infilerà nei vuoti e creerà, dopo cotto, una sorta di frittatina interna). Coprire con l'altro disco di pasta ed inumidire la superficie per circa 3 cm partendo dal bordo esterno. Sovrapporre i bordi del disco inferiore (l'umidità sottostante farà da collante).
Tagliuzzettare con una forbice in modo regolare la superficie per far uscire il vapore.
Cuocere in forno a 150 gradi fino a leggera doratura.
Ultima modifica di Smpiu il 24/03/2010, 22:41, modificato 1 volta in totale.
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda tavernadei7peccati » 24/03/2010, 22:35

La Pasqua palermitana impone le pecorelle di pasta di mandorle(di cui si è già ampiamente parlato, qui), che erano il regalo tradizionale per i bambini...l'uovo di cioccolato è arrivato negli anni '60, prima erano solo pecorelle.
Anche da noi, come vedo in altre regioni del Sud, c'era l'uso delle "cassatelle di Pasqua"***, pasta simile a quella delle chiacchiere, foggiata a cerchietti o mezzelune e ripiena di crema di ricotta con cannella e/o pezzetti di cioccolata e dei "pupi con l'uovo", biscottoni all'ammoniaca, di varie forme, con l'uovo sodo in mezzo, generalmente glassati.

Il pranzo prevedeva una strage di capretti, cucinati arrosto, al forno con patate e formaggio o in umido(e il condimento serviva anche per la pasta), la frittella di favette fresche, carciofi, pisellini novelli e cipolline nuove e la cassata e i cannoli per dessert.
Oggi la cassata c'è tutto l'anno, tranne che in estate, ma prima si faceva soprattutto per Pasqua.

Il giorno di Pasquetta c'era la gita in campagna, anche perchè fuori città esisteva ancora una campagna là dove oggi è tutto cemento.
Si mangiava pasta al forno, uova sode con la lattuga "con l'uovo", cioè con le foglie interne chiuse ancora a bocciolo, fave e primosale o pecorino fresco, carciofi fritti, sarde e sgombri alla brace, se c'era bel tempo e si poteva accendere il fuoco, oppure involtini e "stigghiola".

Se la Pasqua cadeva tardi e c'era già caldo, i baldi giovani facevano il primo bagno al mare, altrimenti si rimandava al primo di maggio.
Le fanciulle anni '50, per Pasqua conservavano gli abiti scuri e mettevano vestiti chiari(gialli, bianchi e blu) e scarpe e borse bianche poi, per fortuna, gli anni '60 hanno eliminato questa abitudine

***c'è un proverbio che dice "cu' n'appi, n'appi, cassateddi 'i Pasqua", che è un po' l'equivalente del "chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato..."
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda caris » 24/03/2010, 23:28

Fiuuuuu..sono scampata al "banning"? (e io che pensavo che la capa non si fosse accorta..... e potessi cavarmela alla buona :grin: )


Pasqua per me vuol dire tante cose, indossolubilmente legate a Sapri e a mia nonna paterna, nonna Grazia, che ora non c'è più.
La scena bellissima, di quando arrivavamo a casa sua, era trovare in alto, sulle sue credenze, una decina di pastiere per cui era tanto famosa. Delicate, morbide, con un bel colore e profumate di acqua di fior d'arancio. Erano quasi tutte da regalare alle amiche, al dottore di famiglia, al parroco, al vicino di casa, alla comare...e una grande per noi tutte, altrimenti sarebbe scoppiata una rivolta popolare. Io la faccio ancora, come me l'ha insegnata (anche se mancherà sempre il suo tocco). Sarà anche un docle conosciutissimo, che si trova in ogni pasticceria ma come venivano a Lei..io non l'ho più mangiate!
Altro dolce pasquale, veniva da mia zia, dalla Calabria, per la precisione da Cirella. Lì sono in uso le Pastuccelle: delle pastine, fatte con una pasta particolare sottilissima, riempite con un composto di mandorle tritate, anice e limone, tagliate a mezzaluna e fatte con una forma a sole (sembra un controsenso, lo so), fritte e poi condidte con miele caldo sparso rigorosamente con un rametto di rosmarino. Sono anni che non le faccio..e mi avete fatto venire una voglia!!!
ALtro dolce tipico, questa volta sempre di Sapri, le Zeppole della Comare Teresina (di lei e solo lei....aveva la ricetta e non voleva mollarla)...buonissime, fritte e condite non con la crema ma con zucchero e buccia di limone grattata. Da qualche anno sono in confidenza con la figlia (la Comare non c'è più)....e mi ha dato la ricetta, dato che sono fra i dolci preferiti di mio padre...ma la ricetta prevede che su 1 kg di farina ci siano 24 uova e non riesco a decidere se questa cosa è vera o no Mi sembra incredibile..eppure erano così buone! In realtà la signora mi ha anche proposto di rifarle insieme in onore di mia nonna e sua madre tanto amiche!!!!
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda rimmel » 24/03/2010, 23:32

Di piatti per la Pasqua a Napoli ce ne sono veramente tanti e ogni famiglia scieglie i propri,ma credo che per tutti i napoletani non è Pasqua senza la pastiera,la pizza di crema e amarene e il casatiello.La cosa che più ricordo di casa mia è la cucina affollata,c'è stato sempre troppo traffico nella cucina dei miei genitori.Mio padre non solo preparava i dolci a lavoro ma preparava anche quelli per tutti i parenti,perciò il giovedì santo mentre mamma preparava il casatiello grande e i casatielli piccolini per i bambi il papà preparava i dolci.Io essendo la cocca di papà e gli stavo attaccata come una cozza ero la sua "aiutante",ricordo che mio padre stendeva la pasta frolla e io facevo le striscioline per le pastiere e anche se erano storte lui mi diceva sempre che ero più brava di lui.Siccome il forno di casa non era sufficiente per cuocere tutto,si caricavano le teglie in macchina e si portavano da una coppia di contadini (nostri fornitori di latte e uova fresche) a pochi metri da casa che provvedevano alla cottura nel forno a legna, il giorno dopo si ritirava tutto ma non si mangiava nulla perchè era venerdì santo e si mangiava di magro, perciò bisognava aspettare il sabato per mangiare il casatiello.Poi man mano la produzione si è ridotta e si facevano i dolci solo per noi,però questo ricordo è rimasto indelebile.
Quasi tutte le ricette di dolci che ho postato vengono dalle ricette di mio padre e immagino come sarebbe felice ed orgoglioso di vedere tutto ciò,perchè mai avrebbe creduto che io avrei fatto una cosa simile ed è per questo che ogni volta che faccio un "suo" dolce glielo dedico,non importa se non saranno mai come i suoi,tanto lui comunque mi direbbe: sei più brava di me.
Forse sono andata OT,perdonatemi, ma non vorrei cancellare.
Ricette e foto a produzione avvenuta di pastiera,casatiello e pizza dolce.
antonia
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda elena.spa » 25/03/2010, 2:28

A casa mia il pranzo di Pasqua non poteva cominciare se non erano messe in tavola le uova assodate e rigorosamente benedette dal prete durante la Messa della mattina. A Firenze c'è la tradizione di portare le uova sode, su di un piatto legato con un tavagliolo, alla Messa di Pasqua; il prete benedice le uova e ognuno poi se le riporta a casa propria per metterle in tavola.
Mia madre era tutto fuorchè fiorentina, ma questa tradizione l'ha fatta sua da quando venne ad abitare a Firenze nel lontano 1949.
Così il pranzo di Pasqua aveva come antipasto spicchi di uova sode e carciofi sottolio fatti in casa, il primo che mia madre chiamava "primavera" prevedeva l'uso di tutte le verdure fresche (piselli, asparagi, carciofi, fave e zucchine) e poi c'era l'agnello, e la coratella di agnello fatta a involtini.....e la pastiera.....
Qualche giorno prima di Pasqua, mia madre preparava " li puddichi cu ll'ovi" secondo la tradizione pugliese. Ho trovato una foto in rete che vagamente ricorda quelle che si preparavano in casa :
Immagine

si preparano con una sorta di pasta all'olio lievitata e che, per la loro forma, sono tradizionalmente destinati ai bambini. Con l'impasto si preparano delle sagome stilizzate o meno (a seconda della bravura...) di bambini, colombe, agnelli o cestini, che si decorano con uova sode fissate alla base con strisce dell'impasto. C'e anche una variante dolce con zuccherini colorati e mandorle...o era una divagazione di mia madre :shock: ?
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda Paolina » 25/03/2010, 11:09

tavernadei7peccati ha scritto:La Pasqua palermitana impone le pecorelle di pasta di mandorle(di cui si è già ampiamente parlato, qui), che erano il regalo tradizionale per i bambini...l'uovo di cioccolato è arrivato negli anni '60, prima erano solo pecorelle....

***c'è un proverbio che dice "cu' n'appi, n'appi, cassateddi 'i Pasqua", che è un po' l'equivalente del "chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato..."


Il tuo racconto mi ha fatta riflettere molto....mi ha anche un po' intristitita....è come se la Pasqua palermitana non esistesse piu'....che le tradizioni siano scomparse....possibile!?

ed il proverbio a chi è riferito?
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda tavernadei7peccati » 25/03/2010, 11:57

Paolina, ti rispondo nel topic "vi siete accorti che è quasi Pasqua", altrimenti stavolta Teresa mi ri-banna a vita... :-(
ci vediamo di là...
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"Non è Pasqua senza..."---> che bello questo post!!!

Messaggioda lunanerazzurra » 25/03/2010, 14:23

In questo momento non ho molto da scrivere perchè di tradizionale non credo ci sia moltissimo :-) a parte due o tre cose:
1) l'agnello
2) "i palummeddi" ovvero dolcetti di frolla modellata a forma di colomba con un uovo sodo colorato in mezzo e decorate con codette colorate sopra
3) cassatelle di ricotta

Ho chiesto ai miei genitori perchè mentre per Natale c'è una vera e propria tradizione culinaria, per Pasqua mi sembrava di no, e infatti mi hanno risposto che quando erano piccoli, visto che si trattava del periodo del dopoguerra, nella tavola imbandita a festa si servivano "pasta di casa" (ovvero pasta fatta in casa: tagliatelle, lasagne, maccheroni), carne al sugo e poi le carni degli animali che si possedevano e che venivano sacrificati per l'occasione: quindi conigli, agnelli, ecc, ed ovviamente "i palumeddi".

Se oggi incontrerò mia nonna (purtroppo è in ospedale! :-( )chiederò a lei notize ;-)

Nel frattempo, spetto con ansia tutte le risposte!!!
Ciaoooo
Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi. (Galileo Galilei)
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda DINOCELE » 25/03/2010, 14:48

Per me non è Pasqua senza "scarcella", il dolce tipico pugliese con cui si onora la festa della Resurrezione. Quando ero piccola era tutto un via vai per portare le enormi teglie piene di scarcelle ai forni a legna di cu Trani era piena. Mia nonna le preparave per tutti i nipoti ed era una vera meraviglia per noi bambini che cominciavamo a staccare i confettini colorati e a mangiarceli. Anche questa,come molte tradizioni, sembra ormai dimenticata ma io, ad ogni Pasqua, continuo a preparare imperterrita le mie scarcelle ed anche se non ho nipoti a cui donarle, me le rimiro perchè mi fanno ricordare la nonna Chiarina e poi me le conservo in scatole di latta per mangiarmele a colazione per tutto il mese successivo. Ecco la ricetta:
500 g di farina 00 150 gr di zucchero, un uovo, 100 gr di olio extravergine di oliva, 100 gr di latte tiepido, buccia grattugiata di un limone, mezza bustina di lievito in polvere.
Per la guarnizione: 200 gr di zucchero a velo, un albume, qualche goccia di succo di limone, confettini colorati, ovetti di cioccolato.
Mettere la farina sulla spianatoia e aggiungere tutti gli ingredienti e mescolare. Se la pasta dovesse risultare dura aggiungere ancora un pò di latte. Stenderla per mezzo centimetro e darla delle forme, io faccio cuori, colombe, pecorelle o semplicemente dei cerchi e, se si vuole, si possono inserire nella pasta uno o due uova fresche. Farla cucinare per circa un'oretta a 180°finchè sarà bella dorata. Intanto con zucchero a velo e albume e succo di limone preparo la ghiaccia e quando le scrcelle sono fredde la spalmo su aggiungendo i confettini colorati e gli ovetti di cioccolato.
BUONA PASQUA A TUTTI.
DINOCELE
 
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda sassoz » 25/03/2010, 15:46

Immagine


Beh, a Genova non è pasqua senza Torta Pasqualina e personalmente metto questa torta nei miei top five.
La versione originale prevede un ripieno di bietole e prescinseua (latte cagliato) e uova intere racchiuso da una sfoglia fatta di 33 strati (gli anni di cristo). Ovviamente le varianti sono infinite, soprattutto tese a semplificare la preparazione, quindi: meno strati (io ne faccio una decina), ricotta al posto della prescinseua (non è la stessa cosa, ma al di fuori della Liguria questa cagliata non si trova) e bietole del tutto o in parte sostituite da carciofi e/o spinaci (con i carciofi per me è il massimo).

Ricetta.
Ognuno ha la propria variante, personalmente mi rifaccio a una ricetta postata http://groups.google.it/group/it.hobby.cucina/browse_frm/thread/14a3ca823b82a793/685b29753368ec24?lnk=st&q=torta+pasqualina+group%3Ait.hobby.cucina&rnum=1&hl=it#685b29753368ec24 insieme a una ricetta presa dai (fantastici) libretti sulla cucina regionale pubblicati da Slow Food (nello specifico "Ricette di Osterie e Genti di Liguria").
Questa la ricetta presa da it.hobby.cucina:

Per una torta sufficiente a sei persone prendete mezzo chilogrammo di
farina, disponetela a fontana e nel vuoto mettete un pízzico di sale e
mezza cucchiaiata d'olio (non di più).
Sciogliete la farina con acqua, fino ad avere una pasta molto morbida,
che lavorerete a lungo per farle acquistare dell'elasticità.
Fatta la pasta copritela con un tovagliolo (bagnato e spremuto) e con
un secondo tovagliolo asciutto, e lasciatela riposare per un quarto
d'ora. Intanto preparato il ripieno di bietole. Provvedete un grosso
mazzo di bietole, privandole delle costole dure. Risciacquatele e
mettetele a lessare in poca acqua. Quindi scolatele, passatele in acqua
fresca, strizzatele bene e tritatele minutamente col coltello. La
quantità di bietole dovrà essere tale che cotta e strizzata il suo
peso possa aggirarsi sui 400, 450 grammi.
Mettete ora in un tegame mezzo bicchiere scarso d'olio con abbondante
cipolla tritata (meglio se sarà cipolletta novella).
Quando la cipolla sarà un po' imbiondita, aggiungete un buon pugno di
funghi secchi (che avrete fatto rinvenire per una mezz'ora in acqua
fredda e poi tritato col coltello), uno spicchio d'aglio (o una minor
quantità secondo ì gusti) tritato, una forte pizzicata di maggiorana
e del prezzemolo trito. Coprite il tegame e lasciate cuocere su fuoco
moderato fino a completa cottura dei funghi aggiungendo, se necessario,
pochissima acqua. Tirate indietro allora il tegame, aggiungeteci le
bietole tritate, sale e pepe, un grosso pugno di formaggio grattato e
uno o due uova intere sbattute a, parte. Generalmente si calcolano tre
uova intere,per ogni chilogrammo di impasto.
Un altro elemento che entra nella torta pasqualina autentica è la
quagliata cioè latte caglìato, usatissimo nella cucina genovese. Di
questo latte cagliato se ne impiega circa la metà del volume
dell'impasto di verdura. La quagliata va raccolta in una salvietta o
in un sacchettino di tela (che si appende) e lasciata ben sgocciolare,
allo scopo di eliminare tutta la parte sierosa. Si mette poi in una
terrinetta e si condisce con un pochino d'olio, sale, pepe, uova
sbattute, un buon pugno di formaggio grattato, un po' di latte e
qualche cucchiaiata di farina in modo che ne risulti un composto di una
certa consistenza, ne troppo molle ne troppo duro (una specie di crema
densa).
Per chi non piace il gusto un po' agretto della quagliata o non riesce
a trovarla, puo' sostituirla con della ricotta però
e', una licenza sulla pura tradizione genovese. Ma la sostituzione è
praticata da taluni anche nella stessa Genova. La torta risulta anzi
più raffinata anche se meno ortodossa. In questo caso, e per le dosi
da noi dato, occorreranno circa 300 grammi di ricotta ben sciolti con
un cucchiaio di legno, mezzo bicchiere scarso di latte, una buona
cucchiaiata di farina, un pugno di formaggio grattato, due o tre uova
intere, sale, pepe. Amalgamate bene ognì cosa, badando che il composto
riesca non troppo molle (nel qual caso aggiungete un altro po' di
farina) e procedete alla confezione della torta.
Dividete la pasta in dieci pezzi uguali e spolverizzateli di farina.

Scegliete una teglia a bordi molto bassi del diametro di circa 30 cm e
oleatene il fondo.
Prendete uno dei pezzi di pasta e dopo aver steso un velo di farina
sulla tavola, spianatelo col rullo di legno fino ad un certo spessore.
Allora (sarà bene fare questa operazione in due persone) si passano
sotto la pasta i due pugni e, muovendoli opportunamente, si stende
delicatamente la pasta fino a farlo raggiungere uno spessore minimo
come quello della carta velina.
E',in fondo, lo stesso lavoro, dello Strudel e se la pasta è ben
fatta riesce facilmente. Appoggiate questo primo foglio sulla teglia
faeendolo sopravanzare al di fuori. Con molta delicatezza ungete d'olio
questo primo foglio; e, con lo stesso sistema fatene altri 3, sempre
appoggiandoli uno sull'altro ed oleandoli. Messo il quarto foglio
versate nella teglia il composto di bietole e con la lama di un
coltello spianatelo in modo da farne uno strato regolare, lasciando un
piccolo spazio libero tutt'intorno. Sul composto di bietole versate la
« quagliata » o la ricotta e spianate anche queste col coltello in
strato regolare.
Con un cucchiaio fate ora nella torta quattro o più fossette in
corona; in ognuna di queste fossette fate scivolare un uovo fresco,
sgusciato a parte in un piattino e condite ogni uovo con sale, pepe e
una laminetta di burro. Proseguite allora a stendere i fogli di pasta,
sempre tirandoli il più sottile possibile (e sopratutto senza
lacerarli) ed oleandoli. Se i fogli di sotto risultassero meno sottili,
non fa gran danno. L'importante è che la massima sottigliezza venga
raggiunta nei fogli superiori. Messo l'ultimo foglio (che non va
oleato), tagliato intorno intorno la pasta che sopravanza lasciandone
solamente un paio di dita abbondanti. Arrotolate man mano questa pasta
su sè stessa foggiandone un cordone, che farete bene aderire al bordo
interno della teglia, e poi schiaccerete coi denti di una forchetta e
ungerete d'olio. E' consuetudine, mettendo giù gli ultimi due
fogli, dì immettervi un po' d'aria, affinchè durante la cottura la
pasta possa gonfiare e abbellire la torta. Ma è un abbellimento
facoltativo e, diciamolo pure, anche piuttosto discutibile dal lato
igienico.
Comunque il gonfiamento si fa così. Dopo aver bene appoggiato il
penultimo foglio, in modo che non possa sfiatare, se ne lascia solo un
pezzettino rialzato e con una cannetta si soffia nell'interno. Sí
ritira rapidamente la cannetta pressando. subito la sfoglia e
lasciando, l'aria nell'interno. L'operazione si ripete anche per
l'ultimo foglio. Nei quartieri popolari di Genova le belle popolane
sono orgogliose di portare la loro torta al forno, ben gonfiata e con
una stella di pasta nel mezzo. Confezionata la torta , la quale riesce
benissimo e sicuramente nel forno casalingo, si inforna a calore
moderato, e si lascia che prenda un bel color d'oro. Si mangia fredda.
Questa, è la torta pasqualina classica, fatta con le bietole.
Torta dì carciofi alla genovese
Per la torta di carciofi, il procedimento è identico: solo che i
carciofi, ben mondati e ritagliati in lette sottili, vengono messi a
cuocere a crudo nel soffritto di olio, cipolla, aglio, funghi secchi e
maggiorana, e stufati lentamente. Per le nostre dosi occorreranno una
dozzina di carciofi.
Torta genovese alla cappuccina.
E' un altro genere di torta che moltí usano fare a Pasqua. Il
procedimento è identico a quello già
esposto, e il ripieno si fa con le bietole. Ma la « quagliata »
,senza farina , si mescola alle bietole già tritate e condite. La
torta tagliata non presenta quindi due strati distinti (uno verde e uno
bianco come nella torta pasqualina classica) ma un solo strato verde
chiaro.
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda tavernadei7peccati » 25/03/2010, 16:24

Se vi accontentate senza foto, questa è la ricetta tradizionale di casa nostra, il capretto al forno, con il formaggio e il limone(ma non è una fricassea), ricetta di famiglia di mia suocera, originaria di Montemaggiore Belsito, non troppo lontano da Palermo.
La domenica di Pasqua, e altre vicine, sentivo questo profumo dalle scale e poi mio suocero adorato mi riceveva sulla porta e andavamo in cucina a sgraffignare patate e fettine di limone caramellato dalla teglia e la nonna Mimì strillava :D

Capretto al forno della nonna Mimì
per 6 persone
1 capretto a pezzi(dipende dalla taglia)
2 mazzi di cipolline novelle lunghe
2/3 limoni, con la buccia, secondo grandezza
150 gr di caciocavallo ragusano stagionato
1 kg di patate
pangrattato abbondante
olio, sale, pepe, origano

Lavare bene e asciugare un capretto tagliato a pezzi( ma si può fare anche con l'agnello).
Ungere una teglia con olio evo e spolverarla di pangrattato, disporre la carne e incastrare tra un pezzo e l'altro le cipolline novelle tagliate a striscette per il lungo( circa 6 cm), i limoni tagliati a fettine con la buccia, il caciocavallo tagliato a sottili fettine e le patate a spicchi.
Condire il tutto con olio, sale, pepe e origano e cospargere con abbondante pangrattato.
Cuocere in forno a 180°/ 200°, finchè non fa la crosta.

Una volta si faceva nel forno a legna, quindi se avete un buon forno e siete bravi lasciatelo cuocere da solo(ci vorranno circa 3/4 d'ora-1 ora), se siete come me, insicuri :? e col forno scrauso, girate i pezzi a metà cottura, così controllate a che punto sta(però si sciupa la crosta :-( ).
...... anita...............................
te ne stai seduta sulla punta ricurva della luna, in quieta meditazione... hai tutto il tempo...
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda Dony » 25/03/2010, 21:27

Bella ricetta Anita, noi non abbiamo molte ricette tradizionali la Pasqua come il Natale erano un'occasione per riunire intorno ai nonni e agli anziani zii tutta la numerosa famiglia di figli, nipoti e cugini...una grande allegria e gioia e moltissimo divertimento per noi bambini che potevamo giocare tutto il giorno nei campi.
Le mamme preparavano chi il sugo, chi le tagliatelle all'uovo chi il dolce, a Pasqua però il secondo consisteva nel capretto arrosto...devo dire che allora ero molto inappetente e poi mi faceva una certa impressione pensare di mangiare una creaturina che fino a qualche giorno prima avevo visto saltellare nel recinto...le portavo persino l'erbetta tenera :no: , ma tant'è...ora il capretto lo cucino anch'io, ma solo a Pasqua.

CAPRETTO ARROSTO

Circa tre chili di capretto tagliato a pezzi
due etti di burro
due bichieri di vino bianco secco
un bel mazzetto di rosmarino
sale
pepe
Sciogliere leggermente il burro in un tegame, sistemarvi il capretto, il rosmarino, sale e pepe. Mettere a fuoco medio e far rosolare la carne da ambo i lati poi spruzzarla con il vino, lasciar evavorare l'alcool, coprire e continuare a cuocere lentamente per tre ore.
Va servita con polenta fumante e redicchietti tagliati finissimi.
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Re: Non è Pasqua senza...

Messaggioda MrPins » 27/03/2010, 3:40

elena.spa ha scritto:A casa mia il pranzo di Pasqua non poteva cominciare se non erano messe in tavola le uova assodate e rigorosamente benedette dal prete durante la Messa della mattina. A Firenze c'è la tradizione di portare le uova sode, su di un piatto legato con un tavagliolo, alla Messa di Pasqua; il prete benedice le uova e ognuno poi se le riporta a casa propria per metterle in tavola.
Mia madre era tutto fuorchè fiorentina, ma questa tradizione l'ha fatta sua da quando venne ad abitare a Firenze nel lontano 1949.
Così il pranzo di Pasqua aveva come antipasto spicchi di uova sode e carciofi sottolio fatti in casa, il primo che mia madre chiamava "primavera" prevedeva l'uso di tutte le verdure fresche (piselli, asparagi, carciofi, fave e zucchine) e poi c'era l'agnello, e la coratella di agnello fatta a involtini.....e la pastiera.....
Qualche giorno prima di Pasqua, mia madre preparava " li puddichi cu ll'ovi" secondo la tradizione pugliese. Ho trovato una foto in rete che vagamente ricorda quelle che si preparavano in casa :
Immagine

si preparano con una sorta di pasta all'olio lievitata e che, per la loro forma, sono tradizionalmente destinati ai bambini. Con l'impasto si preparano delle sagome stilizzate o meno (a seconda della bravura...) di bambini, colombe, agnelli o cestini, che si decorano con uova sode fissate alla base con strisce dell'impasto. C'e anche una variante dolce con zuccherini colorati e mandorle...o era una divagazione di mia madre :shock: ?


Elena, a Firenze alcuni benedicono (e mangiano) anche i Canaroni, dei limoni enormi, credo meno aspri degli altri. Immagino che siano stati introdotti dai Medici, che nei giardini delle loro ville intorno a Firenze hanno naturalizzato una gran quantità di piante e fiori, come il gelsomino. Pensate che c'era un pittore di corte, Bartolomeo Bimbi, che immortalava in pittura le specie dei vari frutti e le produzioni starordinarie di ogni anno.
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