gennarino.org

Ieri parlando con mia moglie, mi diceva che quando abitava in Sicilia, andando da quella che sarebbe dovuta essere sua suocera all'epoca, a Caltagirone,
le aveva visto preprare la "mostarda", lei intendeva che fosse un altra cosa, invece, la signora, per prepararla andò a comprare il mosto, della cenere, mandorle sbriciolate sopra e mi pare qualcos'altro. Quando me l'ha descritta ho pensato: Interessante! Chiedo sul forum se mi possono dare qualche notiziola in merito.

In più, qualche momento fa, facendo una ricerca sui fichi d'india (non li ho mai mangiati, da queste parti non ne ho quasi mai visti maturi, ma non mi ci sono nemmeno interessato più di tanto) ho trovato una paginetta sulla quale è scritto:

Consiglio anche di provare la mostarda di fichi d’India: è fatta con fichi d’India e mosto d’uva e va consumata entro 3-4 mesi dalla sua produzione. Purtroppo è una specialità che possono gustare solo i Siciliani: infatti la si può acquistare solo presso i fruttivendoli del luogo.

Sottolineato il pezzo che ha destato il mio interesse. mi piacerebbe sapere come si fanno entrambe.
grazie a tutti in anticipo.

P.S: dimenticavo di citare la fonte dalla quale ho preso la frase: http://www.solofornelli.it/15112007/i-f ... on-comici/
cia-ciao

Mi ricordavo di avere già letto qualcosa nel forum. Ecco: viewtopic.php?f=9&t=11224

non so se ti può essere di aiuto, io ricordavo

Da profano (essendo toscano) la ricetta di Sica mi ha fatto venire in mente che anche in Emilia Romagna fanno i SUGHI con lo stesso procedimento (non li fanno asciugare al sole, però, perché non li conservano ma li mangiano freschi, come budini). Confermate?

Altra domanda: ma filtrano le spezie e lasciano le tegole?
Scherzi a parte: che funzione ha la cenere?

E' vero, la cenere dovrebbe essere basica.

La mostarda è una sorta budino che si preparava per festeggiare la fine della vendemmia e si offriva a parenti e a vicini insieme a qualche grappolo d'uva ( come si usava fare una volta adesso ognuno pensa solo per sè ).
Per farla occorre del mosto addolcito con cenere, tegole di un tipo particolare o una polverina (chiamata a' miricina) che vendono le farmacie soprattutto dei paesini nel periodo della vendemmia e che non so cosa sia (se serve m'informo con i miei suoceri che non vendemmiano più solo da qualche anno). Una volta addolcito il mosto, ci sono due scuole di pensiero: una usa l'amido per un risultato più fine e l'altra preferisce la grana rustica usando pertanto il semolino. Quando si mette nei piatti per farla rassodare sopra si mettono le mandorle tostate e tritate.
Questa è la base.
Nei tempi si sono aggiunte due varianti: i fagottini di pasta ripieni di mandorle tritate e fatte cuocere insieme a mosto e semolino e le mandorle tostate sono state sostituite da alcuni dal croccante di mandorle triturato.
Io personalmente preferisco la versione tradizionale fatta con il semolino, senza fagottini e senza croccante. La bellezza di questo dolce, a mio avviso, consiste nell'unione di sapori semplici che raccontano un po' della vendemmia d'altri tempi.
In ultimo aggiungo che non sopporto la presunzione di voler migliorare con aggiunte i semplici piatti della tradizione, quelle per me sono altre ricette.
Scusate la longuette
Se servono i particolari intervisterò i miei suoceri per voi.

....volevo aggiungere che con il mosto addolcito si fa anche il vino cotto (buonissimo) usato per intingere le zeppole ( o crispeddi) che si fanno da noi a San Martino...specie quelle di ricotta...infatti il connubio ricotta e vino cotto è divino!!!
So che ci sono anche altri usi specie in pasticceria io so solo che miei suoceri lo mettevano sul pane per la merenda.
Forse sono fuori argomento ma volevo completare le informazioni sul mosto addolcito.

Anche qui, altre notizie.
http://www.gennarino.org/mostafichindia.htm