Una gita a Sant'Agata sui due Golfi

Il testo in nero è di Sica, il blu mio e le foto di Bruno. Man mano integro con le foto, abbiate pazienza perché la volontà c'é ma manca il tempo.
Una due giorni in Costiera, tra Ravello e Marina d’Equa.
Reportage ad otto mani di quattro golosoni.
Sarà stata la bellezza dei luoghi – peccato per il cattivo tempo ; sarà stata l’emozione di conoscere Claudia e Bruno e la piacevolezza della loro compagnia, tutto, ma proprio tutto di questa breve vacanza mi è sembrato perfetto, persino il rudere in cui abbiamo alloggiato a Ravello.
Per chi come me, ama la cucina che nasce dalla tradizione, che ha pur con tutte le innovazioni tecniche, solidi ed indissolubili legami con i propri luoghi di origine, non poteva mancare l’appuntamento con il mito della cucina Campana: Don Alfonso della famiglia Iaccarino.
In un locale totalmente rinnovato, elegante ma sobrio, ho avuto l’ennesima conferma di come la ristorazione di qualità sia il punto di arrivo di un percorso lungo e faticoso in cui la cucina è si elemento centrale ma che senza il giusto ambiente, la giusta atmosfera, la giusta cantina, la giusta accoglienza , rimarrebbe come il fiore all’ occhiello di un abito liso.
Entriamo al ristorante alle 20.00,primi clienti in assoluto. Accolti gentilmente da Mario Iaccarino che ci accompagna al nostro tavolo. Appena seduti, inizia un piacevole turbinio di camerieri che con un susseguirsi di “Benvenuti, come va?” ci hanno immediatamente introdotti in un’ambiente tutto meridionale fatto di simpatia e calore. Iniziamo con un aperitivo (il Brut di Cà del Bosco). Ordiniamo: io e Bruno, ignari del post sui pericoli dell’alimentazione (lo abbiamo letto, fortunatamente, al nostro ritorno dal viaggio), ci tuffiamo nella degustazione: un menu di sei portate + due pre-antipasti + un selezione di formaggi + il dessert e la piccola pasticceria.
Non sto a raccontarvelo tutto. Mi limito ai piatti che più mi sono rimasti impressi, per l’essenzialità, il carattere, la capacità di identificare un territorio.
Primo tra tutti, in ordine di uscita, il secondo piatto di benvenuto: un mozzarellina in carrozza. Direte voi: e che c’è di speciale in una mozzarella in carrozza? Vi assicuro, quella mozzarella in carrozza era speciale. Sarà stata la morbidosa freschezza della mozzarella, la croccante fragranza del pane fritto, quel tocco di sensuale sapidità dell’acciughina appena accennata, tutto questo la rende unica e soprattutto , se ce ne fosse stato bisogno, ti ricorda di essere proprio lì, da Don Alfonso a Sant’Agata sui due Golfi.
Altro piatto assolutamente indiscutibile: ravioli di caciotta fresca e maggiorana
con pomodorini vesuviani e basilico . Fantastico il gusto soffice e dolce del formaggio che trova il giusto contrasto nella consistenza elastica della pasta – rigorosamente non all’uovo - e nella lievissima acidità del pomodoro. Ed i profumi: inebrianti di basilico, mozzarella, pomodoro, olio evo. Anche questo piatto esemplare di come per fare grande cucina, non siano necessarie materie prime rare e preziose, non occorrano spume, bicchierini, gelatine e quant’altro. Un piatto come questo mi riporta indietro negli anni, penso alla cucina di casa , quando la nonna rimestava in cucina e per la casa si spandevano tutti i profumi tipici dell’estate meridionale. E’ questa l’emozione e la sensualità della cucina dei ricordi, quella cucina che è calore, unione, identità, cultura, che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, presi dall’ossessione tecnicistica e perfezionista di una spettacolarizzazione che il più delle volte è assolutamente priva di qualsiasi contenuto.
Infine Orecchiette e broccoli con tartufi di mare,pane raffermo, colatura di alici di Cetara e pomodori essiccati al sole, dall’apparente eccessiva aggressività degli ingredienti, ma che in realtà, quando porti al naso il piatto (si, confesso, io faccio così e non me ne vergogno) e quando porti alla bocca la prima forchettata, ti rendi conto della grande capacita tecnica e dalla immensa sensibilità del cuoco autore della ricetta che sa equilibrare perfettamente tutti gli ingredienti ottenendo un tutt’uno rotondo e succulento. Il piatto da 10 e lode.
Io mi fermo qui, non potendo non sottolineare la grande simpatia di tutto il personale e della famiglia Iaccarino, che calorosamente ti accoglie e ti accompagna lungo tutta la cena.
Chef Sica e Chef Iaccarino
Ringrazio infine Claudia, Bruno ed Arianna, per il graditissimo regalo impreziosito dalla loro dedica e dalla quella di Ernesto Iaccarino. Una fortissima emozione!
Chef Sica, l'impagabile sommelier, Ernesto Iaccarino ed uno scorcio del locale
Lo stile di Carlo è così bello che pare di sporcarlo aggiungendoci qualcosa, ciononostante vorrei aggiungere anche le mie impressioni. Intanto, il menu degustazione:
Menu degustazione
Passata di fagioli cannellini con vongole alla brace, polipetti veraci e semi di finocchietto selvatico

Acquerello di zucca e salsiccia di maiale con crema di pistacchi siciliani

Zuppa di piselli,zenzero e scampi appena scottati con biscotto di amaretto

Orecchiette e broccoli con tartufi di mare,pane raffermo, colatura di alici di Cetara e pomodori essiccati al sole - la foto è sopra
Pezzogna ai sentori di alloro su cous cous alle verdure e confit di limoni

“Annecchia” al guanciale e fior di latte con spuma di patate e salvia

Crema al caffè

Paola ha scelto
Il finocchio
Ravioli di caciotta fresca e maggiorana con pomodorini vesuviani e basilico - foto sopra
I preferiti di nonna Titina
Io invece ho preso:
Tonnetto di passo leggermente scottato al pepe rosa con purea di favette e salsa di cipolla rossa
Nastri di pasta di grano duro con bottarga di tonno cozze e maggiorana
Pesce di scoglio all’acqua pazza
Variazione di limone

E qui la piccola pasticceria

Poi metto due immagini della cucina, che abbiamo visitato. E' bellissima.


Quello che abbiamo bevuto - i commenti li lascio al sommelier.

Continua ...

Una due giorni in Costiera, tra Ravello e Marina d’Equa.
Reportage ad otto mani di quattro golosoni.
Sarà stata la bellezza dei luoghi – peccato per il cattivo tempo ; sarà stata l’emozione di conoscere Claudia e Bruno e la piacevolezza della loro compagnia, tutto, ma proprio tutto di questa breve vacanza mi è sembrato perfetto, persino il rudere in cui abbiamo alloggiato a Ravello.
Per chi come me, ama la cucina che nasce dalla tradizione, che ha pur con tutte le innovazioni tecniche, solidi ed indissolubili legami con i propri luoghi di origine, non poteva mancare l’appuntamento con il mito della cucina Campana: Don Alfonso della famiglia Iaccarino.
In un locale totalmente rinnovato, elegante ma sobrio, ho avuto l’ennesima conferma di come la ristorazione di qualità sia il punto di arrivo di un percorso lungo e faticoso in cui la cucina è si elemento centrale ma che senza il giusto ambiente, la giusta atmosfera, la giusta cantina, la giusta accoglienza , rimarrebbe come il fiore all’ occhiello di un abito liso.
Entriamo al ristorante alle 20.00,primi clienti in assoluto. Accolti gentilmente da Mario Iaccarino che ci accompagna al nostro tavolo. Appena seduti, inizia un piacevole turbinio di camerieri che con un susseguirsi di “Benvenuti, come va?” ci hanno immediatamente introdotti in un’ambiente tutto meridionale fatto di simpatia e calore. Iniziamo con un aperitivo (il Brut di Cà del Bosco). Ordiniamo: io e Bruno, ignari del post sui pericoli dell’alimentazione (lo abbiamo letto, fortunatamente, al nostro ritorno dal viaggio), ci tuffiamo nella degustazione: un menu di sei portate + due pre-antipasti + un selezione di formaggi + il dessert e la piccola pasticceria.
Non sto a raccontarvelo tutto. Mi limito ai piatti che più mi sono rimasti impressi, per l’essenzialità, il carattere, la capacità di identificare un territorio.
Primo tra tutti, in ordine di uscita, il secondo piatto di benvenuto: un mozzarellina in carrozza. Direte voi: e che c’è di speciale in una mozzarella in carrozza? Vi assicuro, quella mozzarella in carrozza era speciale. Sarà stata la morbidosa freschezza della mozzarella, la croccante fragranza del pane fritto, quel tocco di sensuale sapidità dell’acciughina appena accennata, tutto questo la rende unica e soprattutto , se ce ne fosse stato bisogno, ti ricorda di essere proprio lì, da Don Alfonso a Sant’Agata sui due Golfi.

Altro piatto assolutamente indiscutibile: ravioli di caciotta fresca e maggiorana
con pomodorini vesuviani e basilico . Fantastico il gusto soffice e dolce del formaggio che trova il giusto contrasto nella consistenza elastica della pasta – rigorosamente non all’uovo - e nella lievissima acidità del pomodoro. Ed i profumi: inebrianti di basilico, mozzarella, pomodoro, olio evo. Anche questo piatto esemplare di come per fare grande cucina, non siano necessarie materie prime rare e preziose, non occorrano spume, bicchierini, gelatine e quant’altro. Un piatto come questo mi riporta indietro negli anni, penso alla cucina di casa , quando la nonna rimestava in cucina e per la casa si spandevano tutti i profumi tipici dell’estate meridionale. E’ questa l’emozione e la sensualità della cucina dei ricordi, quella cucina che è calore, unione, identità, cultura, che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, presi dall’ossessione tecnicistica e perfezionista di una spettacolarizzazione che il più delle volte è assolutamente priva di qualsiasi contenuto.

Infine Orecchiette e broccoli con tartufi di mare,pane raffermo, colatura di alici di Cetara e pomodori essiccati al sole, dall’apparente eccessiva aggressività degli ingredienti, ma che in realtà, quando porti al naso il piatto (si, confesso, io faccio così e non me ne vergogno) e quando porti alla bocca la prima forchettata, ti rendi conto della grande capacita tecnica e dalla immensa sensibilità del cuoco autore della ricetta che sa equilibrare perfettamente tutti gli ingredienti ottenendo un tutt’uno rotondo e succulento. Il piatto da 10 e lode.

Io mi fermo qui, non potendo non sottolineare la grande simpatia di tutto il personale e della famiglia Iaccarino, che calorosamente ti accoglie e ti accompagna lungo tutta la cena.

Chef Sica e Chef Iaccarino
Ringrazio infine Claudia, Bruno ed Arianna, per il graditissimo regalo impreziosito dalla loro dedica e dalla quella di Ernesto Iaccarino. Una fortissima emozione!


Chef Sica, l'impagabile sommelier, Ernesto Iaccarino ed uno scorcio del locale
Lo stile di Carlo è così bello che pare di sporcarlo aggiungendoci qualcosa, ciononostante vorrei aggiungere anche le mie impressioni. Intanto, il menu degustazione:
Menu degustazione
Passata di fagioli cannellini con vongole alla brace, polipetti veraci e semi di finocchietto selvatico

Acquerello di zucca e salsiccia di maiale con crema di pistacchi siciliani

Zuppa di piselli,zenzero e scampi appena scottati con biscotto di amaretto

Orecchiette e broccoli con tartufi di mare,pane raffermo, colatura di alici di Cetara e pomodori essiccati al sole - la foto è sopra
Pezzogna ai sentori di alloro su cous cous alle verdure e confit di limoni

“Annecchia” al guanciale e fior di latte con spuma di patate e salvia

Crema al caffè

Paola ha scelto
Il finocchio
Ravioli di caciotta fresca e maggiorana con pomodorini vesuviani e basilico - foto sopra
I preferiti di nonna Titina
Io invece ho preso:
Tonnetto di passo leggermente scottato al pepe rosa con purea di favette e salsa di cipolla rossa
Nastri di pasta di grano duro con bottarga di tonno cozze e maggiorana
Pesce di scoglio all’acqua pazza
Variazione di limone

E qui la piccola pasticceria

Poi metto due immagini della cucina, che abbiamo visitato. E' bellissima.


Quello che abbiamo bevuto - i commenti li lascio al sommelier.


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