Paolina
"Il tuo racconto mi ha fatta riflettere molto....mi ha anche un po' intristitita....è come se la Pasqua palermitana non esistesse piu'....che le tradizioni siano scomparse....possibile!?
ed il proverbio a chi è riferito?"
Le mie considerazioni sulla Pasqua partivano dalle "memorie" di una signora anzianotta, come io sono.
Molte cose sono cambiate nel tempo, qui come altrove...ma ancora resistono le tradizioni della Pasqua, soprattutto nei paesi di provincia e nei quartieri popolari della città.
C'è ancora la tradizione delle processioni "dei misteri", con personaggi in costume che rappresentano la passione di Cristo e l'uso dei "sepolcri", altari minori delle chiese, addobbati con piatti colmi di germogli di grano.
Di questo, nei quartieri residenziali della città non c'è quasi traccia, anche se le pecorelle resistono coraggiosamente accanto alle uova di Pasqua industriali.(io le ho fatte la settimana scorsa con Cinzietta).
I cibi, suppergiù, sono sempre quelli che ho citato, ma la gita fuori porta, a Pasquetta, non si fa quasi più, perchè non esiste la campagna nei dintorni della città...dai quartieri popolari vanno in massa alla "Favorita", l'unico grande parco che abbiamo, nelle aree attrezzate ai pic nic, gli altri hanno la seconda casa, al mare o in campagna, oppure stanno in città.
Quanto al proverbio, si rifà alla filosofia accomodante dei siciliani, è una cosa che si dice per stemperare rivendicazioni e polemiche in caso di litigio...come dire "ognuno si accontenti di quello che ha e non se ne parli più"... 
Statistiche: Inviato da tavernadei7peccati — 25/03/2010, 12:13
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