E' molto semplice: si usa formaggio fresco di pecora (quello ancora umido, senza la buccia, non so che cosa si possa usare fuori da qui), non ricotta, si grattugia, e lo si impasta con farina -di grano tenero- in quantità appena sufficiente, non di più, per farne un impasto lavorabile. A questo punto se ne ricavano dei cilindretti spessi un dito -un mio dito, quindi non troppo grossi!- cui poi si dà la forma di nodino (prometto che quando sarà la stagione giusta posterò delle foto
), che si friggono sino ad essere ben dorati anzi quasi marroncini. Si servono cosparsi di zucchero o, ancora più filologico, di miele. Altre varianti prevedono la presenza di uova, zucchero, zafferano nell'impasto, e la forma di semplici palline, come le castagnole. Ma dalle mie parti si fanno così, e assicuro che la consistenza è assolutamente perfetta.
Veniamo al sassolino. Nel ricettario allegato ad un quotidiano mi è toccato di dover leggere che in questo impasto sono obbligatorie le uova, del resto, scriveva lo spericolato etimologo -si può dire etimologo
- questi dolci si chiamano "arrubious" da "ous", uova....
Posso dire che è una colossale sciocchezza? Il nome dei dolcetti si riferisce semplicemente al colore rossiccio che assumono in frittura per la presenza del formaggio, e la presenza di uova è solo una delle tante varianti di campanile.
Noi li facciamo per carnevale.Statistiche: Inviato da Angionedda — 29/06/2007, 15:22
]]>